Esiste davvero il libero arbitrio?

Il libero arbitrio è un concetto filosofico e teologico che afferma la capacità umana di fare scelte autonome, senza essere determinati da forze esterne o interne. In sostanza, l'idea è che le persone abbiano il potere di decidere gli scopi del proprio agire e pensare, scegliendo tra diverse alternative disponibili.”

Introduzione
Dalla pur scarna definizione data qui sopra emerge che quello del libero arbitrio è un tema centrale nella filosofia e nella teologia, con implicazioni che riguardano la responsabilità morale, la natura dell'umanità e il ruolo della divinità.

La difficoltà nello spiegare l'enigma del libero arbitrio a chi non ha familiarità con l'argomento, non è che sia complesso o oscuro. È che l'esperienza di possedere il libero arbitrio, la sensazione di essere gli autori delle nostre scelte, è così profondamente basilare per l'esistenza di tutti, che può essere difficile ottenere il grado di distacco sufficiente per effettuare un’analisi obiettiva. Coinvolgendo aspetti della nostra vita estremamente delicati, che lo crediate o meno, ci sono filosofi e pensatori che hanno ricevuto minacce, anche di morte, a causa delle loro argomentazioni su questo tema, così come su altri temi legati alla condizione umana, accusati di fare filosofia da poltrona, completamente distaccata dagli intrecci emotivi della vita reale. In un certo qual modo la maggioranza dei filosofi nega che gli esseri umani possiedano davvero il libero arbitrio. Vedremo che c’è chi lo nega del tutto e chi lo nega ma aggiunge che è come se esistesse. Questa maggioranza sostiene comunque che le nostre scelte sono determinate da forze al di là del nostro controllo finale, forse persino predeterminate fin dalla nascita dell’Universo, e che quindi nessuno è mai completamente responsabile delle proprie azioni, né i criminali ma nemmeno i santi! Da qui alle minacce il passo è breve.

Supponiamo che un pomeriggio ti ritrovi moderatamente affamato, quindi ti dirigi verso la fruttiera in cucina, dove vedi una mela e una banana e, capita, tra queste scegli la banana. Sembra assolutamente ovvio che eri libero di scegliere la mela, o nessuna delle due, o entrambe. Questo è il libero arbitrio spiegato facile: se riavvolgessi il nastro della storia del mondo, all'istante appena prima di prendere la tua decisione, con tutto nell'Universo esattamente uguale, saresti stato in grado di prenderne una diversa.

Niente potrebbe essere più ovvio. Eppure, secondo un crescente coro di filosofi e scienziati, che hanno una serie di ragioni diverse a sostegno della loro opinione, non può essere nemmeno possibile che sia così: questo tipo di libero arbitrio, semplicemente e decisamente, è escluso dalle leggi della fisica, afferma un filosofo e biologo evoluzionista, uno degli scettici più agguerriti. E già che di biologia evoluzionistica si parla, ricordo come il grande Stephen Jay Gould, scritto altre volte su queste pagine, affermava che, se potessimo riavvolgere da capo il nastro della storia dell’evoluzione della vita su questo pianeta, dopo ogni ripartenza avremmo percorsi e finali completamente diversi ogni volta.

Il consenso a idee come questa viene anche da molti psicologi di spicco, da scienziati del calibro del defunto Stephen Hawking, insieme a numerosi neuroscienziati di fama internazionale, che ritengono il libero arbitrio «un concetto intrinsecamente imperfetto e incoerente». Secondo altri inoltre il libero arbitrio è un mito anacronistico, utile forse in passato, un modo per motivare le persone a combattere contro i tiranni o le ideologie oppressive, ma reso obsoleto dal potere della moderna scienza derivata dal mondo dei cosiddetti big data che appare conoscerci molto meglio di quanto conosciamo noi stessi, e quindi in grado di prevedere e manipolare le nostre scelte.

Argomenti

Le argomentazioni contro il libero arbitrio risalgono a millenni fa, ma l'ultima rinascita dello scetticismo è stata guidata soprattutto dai progressi della neuroscienza degli ultimi decenni. Grazie soprattutto alle nuove tecnologie degli strumenti di analisi è possibile osservare, con le cosiddette neuroimmagini, l'attività fisica del cervello associata alle nostre decisioni, che nascono come elementi meccanici dell'Universo materiale, in cui il libero arbitrio non gioca alcun ruolo. Dagli anni '80 in poi, varie scoperte neuroscientifiche specifiche hanno offerto indizi inquietanti sul fatto che le nostre cosiddette libere scelte hanno in realtà origine nel nostro cervello diversi millisecondi, quando non addirittura decimi di secondo, prima che ci rendiamo conto di pensarci. Le neuroscienze hanno ampiamente dimostrato che le azioni che consideriamo volontarie nascono in zone specifiche del nostro cervello prima che ne prendiamo coscienza: detto in altre parole il nostro cervello ci fa credere d’aver coscientemente eseguito una scelta. Scrive Arnaldo Benini, neuroscienziato di fama, nel suo “Neurobiologia della volontà”: «Il dilemma dell’arbitrio, per sua natura, non è né filosofico né religioso. È scientifico.»

La convinzione dualista, che separa appunto la mente dal cervello, distinguendo aree immateriali da elementi materiali, è talmente radicata e tenacemente diffusa, persino negli atei, da porre il problema della sua origine evolutiva, che potrebbe essere analoga a quella delle religioni, cioè della credenza nell’aldilà e della sopravvivenza dopo la morte.

L’uomo s’illude di decidere, mentre in realtà non fa ciò che vuole, ma vuole ciò che fa e le neuroscienze cognitive, con gli studi su coscienza e autocoscienza, hanno dimostrato con numerosi esperimenti che prima di ogni azione, meccanica o mentale, le aree cerebrali specifiche di quella attività sono attive prima che si sia coscienti di quel che succederà. Nel momento in cui le aree dell’autocoscienza nei lobi prefrontali ricevono l’informazione di ciò che le aree specifiche hanno deciso di fare, si diventa non solo consapevoli di quel che il cervello ha disposto, ma anche sicuri che la nostra volontà abbia compiuto quella scelta in modo totalmente libero dai meccanismi fisico-chimici delle aree del cervello. E ciò è un’illusione, perché noi siamo ciò che il cervello ci fa essere e niente di più. Inquietante vero?

Pericolo sociale

Nonostante le critiche secondo cui tutto questo è, appunto, solo filosofia da poltrona, la verità è che la posta in gioco difficilmente potrebbe essere più alta. Se si dimostrasse che il libero arbitrio non esiste, e se dovessimo davvero accettare il fatto, ciò scatenerebbe una guerra culturale molto più bellicosa di quella che è stata combattuta sul tema dell'evoluzione. Ci troveremmo di fronte a dilemmi in cui saremmo probabilmente costretti a concludere che è irragionevole lodare o biasimare qualcuno per le sue azioni, dal momento che non è veramente responsabile della decisione di compierle; o provare sensi di colpa per le proprie malefatte, orgoglio per i propri successi o gratitudine per la gentilezza altrui. E potremmo arrivare a pensare che sia moralmente ingiustificabile infliggere punizioni punitive ai criminali, dal momento che non hanno una scelta ultima in merito alle loro malefatte! Alcuni temono che ciò possa corrodere fatalmente tutte le relazioni umane, poiché l’empatia, l'amore romantico, l'amicizia e la civiltà del vicinato dipendono tutti dal presupposto della scelta: qualsiasi gesto amorevole o rispettoso deve essere volontario perché conti. Un dibattito aperto su un baratro. E si inizia a capire come persone già psicologicamente vulnerabili possano essere spinte a crollare non prima di aver minacciato, anche di morte, coloro i quali sostengono queste posizioni, ancorché esclusivamente filosofiche.

Un paio di esempi dalla vita reale possono aiutare a capire. Avete presente quelle sentenze che hanno in un certo qual modo assolto, o a cui fu fortemente ridotta la pena, quei genitori che hanno dimenticato i loro figli in macchina condannandoli spesso a morte? Le motivazioni di queste decisioni giuridiche stanno nelle condizioni, dimostrate scientificamente, di una tremenda coincidenza di eventi nervosi casuali che hanno portato i meccanismi del cervello a determinare, assieme alla perdita del senso del tempo, una volontà sulla quale la coscienza non può nulla perché anch’essa è il prodotto di un meccanismo nervoso che, in quel frangente, non è in grado di agire. Decisioni e azioni volute senza i meccanismi della coscienza e della memoria: conferma tragica che la volontà è un evento rigorosamente naturale. Non a caso il tema dei dispositivi anti-abbandono è diventato importantissimo tanto da averne voluto l'obbligo di legge.

La volontà può essere incosciente anche per altre ragioni, per ignoranza ad esempio. Come l’irremovibile volontà di quei genitori a cui la figlia di 19 anni si ammalò di leucemia e rifiutarono di seguire le indicazioni mediche che avrebbero potuto salvarla, affidandosi ad un ciarlatano. Aberrazioni analoghe della volontà furono (e in parte lo sono ancora!) la cura Di Bella, i trattamenti antitumorali fai-da-te e gli esorcismi contro il demonio.

Infine, tragica conferma di come la corteccia cerebrale sensoria possa determinare la volontà, che più irrazionale e autolesionista non potrebbe essere è la xenomelia. Ne ho scritto tempo fa.

Ancora più inquietante il fatto che molti filosofi che curano podcast o pagine dedicate al libero arbitrio, hanno inserito clausole di esclusione di responsabilità, esortando coloro che trovano l'argomento emotivamente angosciante a lasciar perdere. Al punto che un professore di filosofia all'Università di Haifa in Israele, che ritiene che la nozione popolare di libero arbitrio sia un errore, ha scritto che se uno studente laureato incline alla depressione cercasse di studiare l'argomento con lui,  questi cercherebbe di dissuaderlo. Si può essere naturalmente ottimisti, felici con facilità, tuttavia il problema del libero arbitrio è davvero deprimente se lo si prende sul serio.

Tanto da aver bisogno di una sorta di illusionismo, che nasce dall'idea che, sebbene il libero arbitrio come convenzionalmente definito sia irreale, è fondamentale che le persone continuino a credere il contrario. Insomma, anche un post come questo potrebbe essere attivamente pericoloso. Per chiunque sia moralmente ed emotivamente coinvolto, è davvero deprimente e distruttivo perché minaccia davvero il nostro senso di sé, il nostro senso di valore personale.

“Infine, se ogni moto è sempre legato ad altri, e quello nuovo sorge dal moto precedente in ordine certo…donde ha origine sulla Terra per i viventi questo libero arbitrio, donde proviene…codesta volontà…in virtù della quale procediamo dove il piacere ci guida…quando decide la mente?” (Lucrezio, De Rerum Natura)

Soltanto gelida logica?

La logica, una volta intravista, sembra freddamente inesorabile. Iniziamo con quella che sembra una verità ovvia: tutto ciò che accade nel mondo, in assoluto, deve essere stato completamente causato da cose accadute prima di esso. E quelle cose devono essere state causate da cose accadute prima di loro, e così via, all'indietro fino all'alba dei tempi: causa dopo causa dopo causa, tutte seguendo le prevedibili leggi della natura, anche se non abbiamo ancora capito tutte quelle leggi. In un contesto quale quelli puramente fisici del ciclo delle rocce, dei fiumi, o nei meccanismi di un motore a combustione interna, tutto ciò è comprensibile. Ma questo procedere con una cosa tira l'altra, vale anche nel mondo delle decisioni e delle intenzioni. Le nostre decisioni e intenzioni coinvolgono l'attività neurale, e perché un neurone dovrebbe essere esente dalle leggi della fisica più di una roccia?

Tornando all’esempio della scelta del tipo di frutto, in primo luogo ci sono ragioni fisiologiche per cui ti senti affamato, e ci sono cause - nei tuoi geni, nella tua educazione o nel tuo ambiente attuale - per cui hai scelto di soddisfare la tua fame con la frutta, piuttosto che con dei biscotti. E la tua preferenza per la banana rispetto alla mela, al momento della presunta scelta, deve essere stata causata da ciò che è successo prima, presumibilmente incluso i neuroni che si attivano nel tuo cervello, che è stato a sua volta causato - e così via in una catena ininterrotta fino alla tua nascita, all'incontro dei tuoi genitori, alle loro nascite e, infine, alla nascita del cosmo.

Ma se tutto ciò è vero, non c'è semplicemente spazio per il tipo di libero arbitrio immaginiamo di avere quando vediamo la mela e la banana e ci si chiede quale sceglieremo. Se fossimo in grado di avere ciò che chiamano libero arbitrio contro-causale - così che, se riavvolgessi il nastro della storia fino al momento della scelta, per esercitare una scelta diversa – dovremmo uscire fuori dalla realtà fisica. Ho letto da qualche parte che le macchine del tempo, concettualmente immaginabili facilmente, hanno un grosso difetto: funzionerebbero solo dal momento in cui sono costruite in poi.

Per fare una scelta che non fosse semplicemente il prossimo anello nella catena ininterrotta delle cause, dovremmo essere in grado di distinguerci dall'intera cosa, una presenza spettrale separata dal mondo materiale ma misteriosamente ancora in grado di influenzarlo.

Ma ovviamente non è possibile effettivamente arrivare in quel presunto posto che è esterno all'Universo, separato da tutti gli atomi che lo compongono e dalle leggi che li governano. Siamo solo alcuni degli atomi che lo compongono, governati dalle stesse leggi prevedibili di tutti gli altri. Solo?

A clockwork…Universe

Il matematico francese Pierre-Simon Laplace, nel 1814 esprimeva sinteticamente l’enigma: come può esserci libero arbitrio, in un Universo in cui gli eventi vanno avanti come un orologio? Il suo esperimento mentale, noto come il demone di Laplace, e la sua argomentazione, erano i seguenti: se un ipotetico essere ultra-intelligente, o demone, potesse in qualche modo conoscere la posizione di ogni atomo nell'Universo in un singolo punto nel tempo, insieme a tutte le leggi che governano le loro interazioni, potrebbe predire il futuro nella sua interezza. Non ci sarebbe nulla che non potrebbe sapere sul mondo tra 100 o 1.000 anni, fino al minimo tremito dell’aria attraversata da una foglia che cade. Si potrebbe pensare di aver fatto una libera scelta sposando il proprio partner, o di poter scegliere un'insalata piuttosto che patatine come contorno; ma in realtà il demone di Laplace lo avrebbe saputo fin dall'inizio, estrapolando lungo l'infinita catena di cause. «Per un simile intelletto», disse Laplace, «nulla poteva essere incerto e il futuro, proprio come il passato, sarebbe stato presente davanti ai suoi occhi».

Questi diavoletti piacciono parecchio agli scienziati, come quello di Maxwell, che aveva il potere di creare una violazione macroscopica del secondo principio della termodinamica.

Anche se oggi sappiamo che le scoperte della meccanica quantistica hanno indicato che alcuni eventi, a livello atomico e subatomico, sono veramente casuali, impossibili da prevedere in anticipo persino da qualche ipotetico megacervello, e al massimo definibili in termini probabilistici, sono poche le persone coinvolte nel dibattito sul libero arbitrio che pensano che ciò faccia una differenza sostanziale. La vita vissuta a livello macroscopico subisce dai fenomeni quantistici influenze poco rilevanti. E in ogni caso, non c'è più libertà nell'essere soggetti ai comportamenti casuali degli elettroni di quanta ce ne sia nell'essere schiavi di leggi causali predeterminate. In entrambi i casi, sembra proprio che a tirare i fili sia qualcosa di diverso dal libero arbitrio.

Moralità e giudizio etico

Di gran lunga l'implicazione più inquietante delle ragioni che negano il libero arbitrio, per la maggior parte di coloro che le sostengono, è ciò che sembra dire sulla moralità: che nessuno, mai, merita veramente una ricompensa o una punizione per ciò che fa, perché ciò che fa è il risultato di cieche forze deterministiche (più forse un po' di casualità quantistica). Per lo scettico del libero arbitrio non è mai giusto trattare qualcuno come moralmente responsabile. Se accettassimo tutte le implicazioni di questa idea, il modo in cui ci trattiamo a vicenda, e in particolare il modo in cui trattiamo i criminali, potrebbe cambiare fino a diventare irriconoscibile.

Ci sono un paio di casi famosi.

Poco dopo la mezzanotte del 1° agosto 1966, Charles Whitman, un ex Marine degli Stati Uniti di 25 anni, estroverso e apparentemente stabile, si recò all'appartamento di sua madre ad Austin, in Texas, dove la pugnalò a morte. Tornò a casa, dove uccise sua moglie nello stesso modo. Più tardi quel giorno, portò un assortimento di armi in cima a un alto edificio nel campus dell'Università del Texas, dove iniziò a sparare a caso per circa un'ora e mezza. Quando Whitman fu ucciso dalla polizia, altre 12 persone erano morte e un'altra morì per le ferite anni dopo, una serie di episodi che rendono l’episodio la decima sparatoria di massa più grave degli Stati Uniti.

A poche ore dal massacro, le autorità scoprirono un biglietto che Whitman aveva scritto la sera prima. «Non capisco bene cosa mi spinga a scrivere questa lettera», scrisse. «Forse è per lasciare una vaga ragione per le azioni che ho compiuto di recente. Non capisco davvero me stesso ultimamente. Dovrei essere un giovane uomo medio, ragionevole e intelligente. Tuttavia, ultimamente (non ricordo quando è iniziato) sono stato vittima di molti pensieri insoliti e irrazionali che si ripresentano costantemente, e ci vuole un enorme sforzo mentale per concentrarmi su compiti utili e progressivi...Dopo la mia morte vorrei che venisse eseguita un'autopsia per vedere se c'è qualche disturbo fisico visibile». Dopo i primi due omicidi, aggiunse una coda: «Forse la ricerca può prevenire ulteriori tragedie di questo tipo». L’autopsia rivelò la presenza di un tumore cerebrale, che premeva sull'amigdala, la parte del cervello che governa tra le tante cose le risposte agli stimoli di paura tipo combatti o fuggi.

Come ammettono gli scettici del libero arbitrio che si basano sul caso di Whitman, è impossibile sapere se il tumore al cervello abbia causato le azioni di Whitman. Ciò che sembra chiaro è che potrebbe certamente averlo fatto, e che quasi tutti quelli che ne vengono a conoscenza, subiscono un cambiamento nel loro atteggiamento nei suoi confronti. Ciò non rende gli omicidi meno orribili. Né significa che la polizia non fosse giustificata nel fermarlo anche a costo di ucciderlo. Ma fa sì che la sua furia omicida inizi a sembrare meno come l’azione di un uomo malvagio, ma come un più terribile sintomo di un disturbo, di cui Whitman è vittima.

Lo stesso vale per un altro criminale famoso nella letteratura sul libero arbitrio, il soggetto anonimo di una pubblicazione scientifica del 2003, affetto da tumore orbitofrontale destro con sintomo di pedofilia e segno di aprassia costruttiva: un insegnante di scuola di 40 anni che all'improvviso ha sviluppato impulsi pedofili e ha iniziato a cercare materiale pedopornografico, e fu successivamente condannato per molestie su minori. Poco dopo, lamentando mal di testa, gli fu diagnosticato un tumore al cervello; quando gli fu rimosso, i suoi impulsi pedofili scomparvero. Un anno dopo, ritornarono, così come il tumore, individuato in un'altra scansione cerebrale.

Se si ritiene che la presenza di un tumore al cervello in questi casi sia in qualche modo discolpante, ci si trova di fronte a una domanda difficile: cosa c'è di così particolare in un tumore al cervello, rispetto a tutti gli altri modi in cui il cervello delle persone le spinge a fare cose? Quando si scopre la specifica catena di cause che si stavano svolgendo all'interno del cranio di Charles Whitman, sembra che lo renda meno personalmente responsabile per gli atti terribili che ha commesso. Ma per definizione, chiunque commetta un atto immorale ha un cervello in cui si è sviluppata una catena di cause precedenti, che hanno portato all'atto; se così non fosse, non avrebbe mai commesso l'atto. Un disturbo neurologico sembra essere solo un caso speciale di eventi fisici che danno origine a pensieri e azioni. Comprendere la neurofisiologia del cervello, quindi, sembrerebbe discolpare quanto trovare un tumore al suo interno. Sembra che ne consegua che man mano che comprenderemo sempre di più come funziona il cervello, faremo luce sulle ultime ombre in cui potrebbe essersi annidato qualcosa chiamato libero arbitrio - e saremo costretti ad ammettere che un criminale è semplicemente qualcuno abbastanza sfortunato da ritrovarsi alla fine di una catena causale che culmina in un crimine. Possiamo ancora insistere sul fatto che il crimine in questione è moralmente ingiustificabile o cattivo; semplicemente non possiamo ritenere il criminale individualmente responsabile. O almeno è lì che la logica sembra condurre le nostre menti moderne, anche se già gli antichi Greci, sostenevano che non  puoi essere ritenuto responsabile per ciò che è destinato a succederti comunque.

Ma allora la punizione retributiva, ovvero punire un criminale perché se lo merita, piuttosto che per proteggere il pubblico o servire da monito per gli altri, non può mai essere giustificata? La punizione è fondamentale per tutti i moderni sistemi di giustizia penale, ma sarebbe davvero un'ingiustizia morale ritenere qualcuno responsabile di azioni che sono al di fuori del suo controllo. Mi viene in mente quella sensazione amara che ci sorprende ogni qual volta sentiamo che è stata ridotta la pena all'autore di un atroce delitto, perché incapace di intendere e volere. Inquietante.

Per sdrammatizzare un po’ la cosa possiamo citare un altro aspetto che ne uscirebbe smontato a pezzi molto piccoli. Migliaia di pagine di letteratura poliziesca, criminale, investigativa, gialla diciamo in Italia, dove autori come il famosissimo Arthur Conan Doyle, hanno raccontato la ricostruzione logica delle imprese criminali, spesso di insospettabili, e delle loro macchinazioni alla ricerca del delitto perfetto. Un fuori tema qui.

Mi perdoni padre perché ho peccato…

Alcune ricerche psicologiche suggeriscono che le persone credono nel libero arbitrio in parte perché vogliono giustificare il loro desiderio di punizione. Quello che sembra accadere è che le persone si imbattono in un'azione che disapprovano; hanno un forte desiderio di biasimare o punire; quindi attribuiscono al colpevole il grado di controllo, sulle proprie azioni, che sarebbe necessario per giustificare la colpa. Non a caso la controversia sul libero arbitrio si intreccia con i dibattiti sulla religione: seguendo una logica simile, i peccatori devono scegliere liberamente di peccare affinché la punizione divina sia giustificata.

C’è chi sostiene, a tale proposito, un modello di giustizia penale come fosse una quarantena sanitaria pubblica, trasformando le istituzioni della punizione in direzione radicalmente umana. Si potrebbe ancora trattenere un assassino, con la stessa logica per cui si può richiedere a qualcuno infetto da un virus di osservare una quarantena: per proteggere il pubblico. Ma non si avrebbe alcun diritto di rendere l'esperienza più spiacevole di quanto non sia strettamente necessario per la protezione pubblica. E si sarebbe obbligati a rilasciarlo non appena non rappresentasse più una minaccia. L'obiettivo principale, nel mondo ideale di chi sostiene queste idee, sarebbe quello di correggere i problemi sociali per cercare, in primo luogo, di fermare il crimine, proprio come i sistemi sanitari pubblici dovrebbero concentrarsi sulla prevenzione delle epidemie per cominciare.

Una bella utopia? Probabilmente sì.

Per opporsi al dover accettare tali conseguenze si potrebbe protestare che, mentre le persone potrebbero non scegliere i loro peggiori impulsi - l'omicidio, per esempio – avrebbero invece la possibilità di non soccombere ad essi, resistendo all’impulso di uccidere qualcuno, persino cercando sostegno psichiatrico, in altri termini, assumendosi la responsabilità dello stato della propria personalità. E non è forse quel che facciamo tutti, più banalmente, ogni volta che decidiamo di acquisire una nuova abilità professionale, o prestare maggior attenzione al prossimo o finalmente decidere di mettersi in forma?

Purtroppo questa non è una clausola di salvaguardia. Gli scettici del libero arbitrio insistono affermando che, se si riesce a cambiare la personalità, quella particolare personalità era già presente ed in grado di attuare un tale cambiamento, e non è dipeso da scelte autonome. Nonostante niente di tutto ciò ci richiede di credere che le peggiori atrocità siano meno spaventose di quanto pensassimo in precedenza è comunque implicito che i colpevoli non possano essere ritenuti personalmente responsabili. Chiunque fosse nato con i geni di Hitler e avesse vissuto l'educazione di Hitler, sarebbe Hitler, e in definitiva è solo una fortuna, un evento fortuito, che sia capitato solo nel caso dell’originale.

Liberi di scegliere di non scegliere, e viceversa
Per quanto possa sembrare inattaccabile la tesi contro il libero arbitrio, può sorprendere scoprire che la maggior parte dei filosofi la rifiuta pur ammettendone la logica: solo circa il 12% di loro ne è convinto. La negazione del libero arbitrio appartiene a una tendenza più ampia che spinge alcuni filosofi, quelli formatisi in ambiti scientifici puri,  a fare dichiarazioni radicali su dibattiti che infuriano in filosofia da anni, come se tutti quegli studiosi ottusi stessero solo aspettando che si facessero avanti fisici e neuroscienziati a spiegar loro come va il mondo!

Ciò che è ancora più sorprendente, e difficile da comprendere, è che la maggior parte di coloro che difendono il libero arbitrio non rifiutano l'affermazione più vertiginosa degli scettici, secondo cui ogni scelta potrebbe essere stata determinata in anticipo. Quindi, nell'esempio della frutta, la maggior parte dei filosofi concorda sul fatto che, se riavvolgessi il nastro della storia al momento della scelta, con tutto nell'Universo esattamente uguale, non avresti potuto fare una selezione diversa. Insomma se anche le nostre scelte possono essere determinate, ha senso dire che siamo liberi di scegliere. Libero arbitro e determinismo conciliati e resi compatibili in un intricato labirinto di idee. Come possiamo essere liberi di scegliere se non siamo, di fatto, liberi di scegliere? 




Ma per cogliere il punto dei compatibilisti, così si definiscono quelli che conciliano i due aspetti, è utile prima pensare al libero arbitrio non come a una specie di mistero magico, ma come a una specie di abilità banale, che la maggior parte degli adulti possiede, il più delle volte. Abbiamo il libero arbitrio che pensiamo di avere, inclusa la libertà di azione che pensiamo di avere: un insieme di capacità trovandoci nel giusto tipo di ambiente. Nel modo in cui la maggior parte dei compatibilisti vede le cose, essere liberi è solo una questione di avere la capacità di pensare a ciò che si desidera, riflettere sui propri desideri, quindi agire su di essi e talvolta ottenere ciò che si desidera. Quando si sceglie la banana nel modo normale, ovvero pensando a quale frutto si vorrebbe, e poi prendendolo, si è chiaramente in una situazione diversa da quella di qualcuno che coglie la banana perché un killer ossessionato dalla frutta gli punta una pistola alla testa; o di qualcuno afflitto da una dipendenza dalle banane, costretto ad afferrare ogni banana che vede. In tutti questi scenari, di sicuro, le azioni appartengono a una catena ininterrotta di cause, che risale all'alba dei tempi. Ma a chi importa? Chi ha scelto le banane in uno di questi casi era chiaramente più libero che negli altri. Compreso Johnny Stecchino.

Considerate l'ipnosi. Uno scettico radicale del libero arbitrio potrebbe sentirsi obbligato a sostenere che una persona ipnotizzata per fare un acquisto particolare non è meno libera di qualcuno che ci pensa, nel solito modo, prima di pagare. Dopo tutto, la loro idea di libero arbitrio richiede che la scelta non sia stata completamente determinata da cause precedenti; eppure, in entrambi i casi, ipnotizzati e non ipnotizzati, lo è stata. Davvero fastidioso. Non ha interesse o senso se lo si chiami libero arbitrio o agire liberamente o in qualsiasi altro modo: è solo che ovviamente importa, a tutti, se le cose fatte dipendano da ipnosi o no.

Certo, la versione compatibilista del libero arbitrio potrebbe essere meno eccitante ma non inutile. Si prova il desiderio di un certo frutto, si agisce in base a esso e si ottiene il frutto, senza che uomini armati esterni o disordini interni influenzino la scelta. Come potrebbe una persona essere più libera di così?

Pensare al libero arbitrio in questo modo, dà anche una svolta diversa ad alcuni noti esperimenti condotti negli anni Ottanta del XX secolo dal neuroscienziato americano Benjamin Libet, che sono stati interpretati come una prova scientifica che il libero arbitrio non esiste e ai quali ho accennato all’inizio. Collegando i suoi soggetti a uno scanner cerebrale e chiedendo loro di flettere le mani in un momento a loro scelta, Libet dimostrò che la loro scelta era rilevabile dall'attività cerebrale 300 millisecondi prima che prendessero una decisione cosciente. Ci sono altri studi che hanno indicato un'attività precedente (la chiamano potenziale d’attivazione) fino a tempi dell’ordine di grandezza di secondi prima di una scelta cosciente, un’enormità! Come si potrebbe dire che questi soggetti abbiano preso le loro decisioni liberamente, se l'attrezzatura di laboratorio indicava le loro decisioni con così largo anticipo? Ma la maggior parte dei compatibilisti ha la risposta anche per questo. Come ogni altra cosa, le nostre scelte coscienti sono anelli in una catena causale di processi neurali, quindi ovviamente una certa attività cerebrale precede il momento in cui ne diventiamo consapevoli.

Da questa prospettiva concreta, non c'è nemmeno bisogno di iniziare a farsi prendere dal panico perché casi come quello di Charles Whitman potrebbero significare che non potremmo mai ritenere nessuno responsabile delle sue malefatte o lodarlo per i suoi successi. Dobbiamo solo chiederci se qualcuno avesse la normale capacità di scegliere razionalmente, riflettendo sulle implicazioni delle proprie azioni. Siamo tutti d'accordo sul fatto che i neonati, questa capacità, non l'abbiano ancora sviluppata, quindi non li biasimiamo per averci svegliato di notte; e crediamo che la maggior parte degli animali non umani non la possieda, quindi pochi di noi si infuriano con le vespe per averci punto, pur essendo disposti a sostenere che il gatto che ha strappato le tende...lo ha fatto apposta! Ma anche qualcuno con una grave disabilità neurologica o dello sviluppo, di questa capacità, ne sarebbe sicuramente privo, forse Whitman incluso.

Ma per tutti gli altri? Il più grande truffatore della storia, Bernie Madoff, è un esempio reale: è chiaro che sapeva cosa stava facendo, e che sapeva che quello che stava facendo era sbagliato, e lo ha fatto comunque, per anni. Aveva la capacità che chiamiamo libero arbitrio e l'ha usata per frodare i suoi investitori di oltre 17 miliardi di dollari.

Ma per gli scettici del libero arbitrio, tutto questo è solo un disperato tentativo di salvare la faccia e cambiare argomento, uno sforzo per ridefinire il libero arbitrio non come la cosa che tutti noi sentiamo quando ci troviamo di fronte a una scelta, ma come qualcos'altro, indegno di questo nome. Le persone odiano l'idea di non essere agenti in grado di fare scelte libere ma non si affronta comunque un argomento del genere come se si stesse dicendo a qualcuno intenzionato a scoprire la città perduta di Atlantide che dovrebbe accontentarsi di un viaggio in Sicilia. Dopotutto, soddisfa alcuni dei criteri: è un'isola nel mare, dimora di una civiltà con radici antiche. Ma i fatti rimangono: Atlantide non esiste. E quando sembrava che non fosse inevitabile che avresti scelto la banana, la verità è che in realtà lo era.

Ho deciso, avrei deciso, qualcosa ha deciso per me

È allettante liquidare la controversia sul libero arbitrio come irrilevante per la vita reale, sulla base del fatto che non possiamo fare a meno di sentirci come se avessimo il libero arbitrio, qualunque sia la verità filosofica. Si continuerà ad agire e relazionarsi agli altri come se avessimo il libero arbitrio: se ferisci me o qualcuno che amo, posso garantire che sarò furioso, invece di sorridere con indulgenza sulla base del fatto che non avevi scelta. In questo senso esperienziale, il libero arbitrio sembra semplicemente un dato di fatto.

Ma è davvero così? Si pensi a quei momenti in cui, è sempre la neurobiologia a dircelo, il nostro cervello genera rumore di fondo, quando la mente si trova al massimo della quiete, ad esempio quando si sorseggia un caffè la mattina presto, prima che il bambino di quattro anni si svegli; allora le cose possono sembrare diverse. In quei momenti di concentrazione rilassata, sembra chiaro che le intenzioni e le scelte, come tutti gli altri pensieri ed emozioni, sorgono spontaneamente nella consapevolezza. Non c'è alcun senso in cui ci si senta come se ne fosse l'autore. Perché si appoggia la tazza di caffè e ci si dirige verso la doccia proprio nel momento in cui lo si fa? Perché l'intenzione di farlo salta fuori, causata, senza dubbio, da ogni sorta di attività nel mio cervello, ma un'attività che si trova al di fuori della comprensione, per non parlare del comando. Ed è esattamente lo stesso quando si tratta di quelle decisioni più importanti che sembrano esprimere qualcosa di profondo sul tipo di persona che si è: se partecipare al funerale di un certo parente, per esempio, o quale delle due opportunità di carriera incompatibili perseguire. Si possono trascorrere ore o addirittura giorni impegnati in quello che definiamo come raggiungere una decisione su queste cose, quando in realtà quello che si sta facendo, ammettendolo onestamente, è solo oscillare tra le opzioni, finché in un momento imprevedibile, o quando una scadenza esterna impone di farlo, la decisione di impegnarsi in una strada o nell'altra semplicemente emerge.

Tutto ciò non è solo che il libero arbitrio è un'illusione, ma che l'illusione del libero arbitrio è essa stessa un'illusione: «osservati attentamente e non sembrerai nemmeno libero». Ancora la neurobiologia: è dimostrato, sempre dal neuroimaging, che ad esempio il cervello di un portiere di calcio si attiva molto prima per coordinare il corpo a parare un tiro in porta, prima che il giocatore decida di saltare, prima che prenda coscienza che qualcuno ha tirato e che un pallone si sta dirigendo verso la porta! Dopo questo esempio riuscite a immaginare cosa accade nel cervello di Yuja Wang? Se si presta sufficiente attenzione si può notare che non c'è alcun soggetto al centro dell'esperienza, c'è solo l'esperienza. E tutto ciò che sperimentiamo sorge semplicemente da solo. Buddismo, direbbe qualcuno se volete, è comunque un’idea riecheggiata da altri, tra cui il filosofo David Hume: quando guardi dentro, non c'è traccia di un ufficiale di comando interno, che emette autonomamente decisioni. C'è solo attività mentale, che scorre. Spettatori dello sviluppo del proprio pensiero; lo osserviamo, lo ascoltiamo.

Concludendo
È socialmente dannoso per troppe persone iniziare a pensare in questo modo, anche se si rivelasse essere la verità. Molti filosofi che, sebbene pensino che abbiamo il libero arbitrio, assumono una posizione simile, sostenendo che è moralmente irresponsabile promuovere la negazione del libero arbitrio. Sono d’accordo.

In una serie di studi del 2008, un esperimento prevedeva la lettura di un estratto da “The Astonishing Hypothesis” di Francis Crick, co-scopritore della struttura del DNA, in cui suggerisce che il libero arbitrio è un'illusione. I soggetti così predisposti a dubitare dell'esistenza del libero arbitrio si sono dimostrati significativamente più propensi di altri, in una fase successiva dell'esperimento, a barare in un test in cui c'erano soldi in gioco. Altre ricerche hanno segnalato una ridotta convinzione nel libero arbitrio a una minore disponibilità a fare volontariato per aiutare gli altri, a livelli inferiori di impegno nelle relazioni e a livelli inferiori di gratitudine. I tentativi successivi di replicare questi risultati sono falliti. Sarà stato un caso?

Ma anche se gli effetti fossero reali, alcuni scettici del libero arbitrio sostengono che i partecipanti a tali studi stanno commettendo un errore comune, che potrebbe essere chiarito piuttosto rapidamente se l’opposizione al libero arbitrio diventasse più nota e compresa. I partecipanti allo studio che diventano improvvisamente immorali sembrano confondere il determinismo con il fatalismo: l'idea che, se non abbiamo libero arbitrio, allora le nostre scelte non contano davvero, e quindi potremmo anche non preoccuparci di cercare di fare delle buone scelte e fare semplicemente ciò che ci pare. Ma in realtà il fatto che le nostre scelte possano essere predeterminate non le priva di valore. Potrebbe avere un'enorme importanza se si sceglie di dare ai propri figli una dieta ricca di verdure o meno; o se si decide di controllare attentamente in entrambe le direzioni prima di attraversare una strada trafficata. È solo che, secondo gli scettici, quelle scelte non sono state fatte liberamente.

In ogni caso, se si dimostrasse davvero che il libero arbitrio non esiste, le implicazioni potrebbero non essere del tutto negative. È vero che c'è qualcosa di ripugnante in un'idea che sembra richiedere di trattare un assassino a sangue freddo come non responsabile delle sue azioni, mentre allo stesso tempo caratterizza l'amore di un genitore per un figlio come nient'altro che mera causalità cieca, priva di qualsiasi scintilla umana. Ma c'è anche qualcosa di liberatorio in questo. È una ragione per essere più gentili con se stessi e con gli altri. Per quelli di noi inclini a essere duri con se stessi, è terapeutico tenere a mente il pensiero che potremmo stare facendo esattamente come avremmo sempre fatto - che nel senso più profondo, non avremmo potuto fare di più. E per quelli di noi inclini a infuriarsi con gli altri per le loro piccole malefatte, è rassicurante considerare quanto facilmente i loro difetti avrebbero potuto essere i nostri.

Se comprendessimo appieno le ragioni contro il libero arbitrio, sarebbe difficile odiare altre persone: come si può odiare qualcuno che non incolpiamo per le sue azioni? Eppure l'amore sopravvivrebbe in gran parte indenne, poiché l'amore è «la condizione del nostro volere che coloro che amiamo siano felici, e di essere resi felici noi stessi da quella connessione etica ed emotiva»; nessuna delle due cose verrebbe compromessa. E innumerevoli altri aspetti positivi della vita rimarrebbero ugualmente intatti.

Personalmente non posso affermare di trovare le ragioni contro il libero arbitrio alla fine persuasive; è in contrasto con troppe altre cose sulla vita che sembrano ovviamente vere. Inoltre questo fisicalismo, o se volete il riduzionismo estremo che un certo tipo di filosofia della scienza fornisce a suo supporto non fanno parte del mio modo di vedere le cose. Eppure, anche se preso in considerazione solo come una possibilità ipotetica, lo scetticismo sul libero arbitrio è un antidoto a quella cupa filosofia individualista che sostiene che i successi di una persona appartengono veramente solo a lei e che quindi hai solo te stesso da incolpare se fallisci. È un promemoria che ci ricorda che le traiettorie contingenti che portano all’incidente della nascita potrebbero influenzare i percorsi delle nostre vite in modo molto più completo di quanto pensiamo, dettando non solo la posizione socioeconomica in cui nasciamo, ma anche le nostre personalità ed esperienze nel loro insieme: i nostri talenti e le nostre debolezze, la nostra capacità di gioia e la nostra abilità di superare le tendenze alla violenza, alla pigrizia o alla disperazione e i percorsi che finiamo per percorrere.

Nella nostra totale esposizione a forze al di fuori del nostro controllo, c'è un profondo senso di fratellanza umana in questa immagine della realtà, nell'idea che potremmo trovarci tutti sulla stessa barca, aggrappati per la nostra vita, alla vita stessa, alla deriva nell’oceano in tempesta del caso.

Empatia. Risultato della coevoluzione biologica e culturale, visto che è ormai ampiamente dimostrato che è un sentimento che esiste anche nei nostri parenti più prossimi, come scimpanzè o bonobo.

Ah, ovviamente, ho scritto in modalità del tutto incosciente, scelte predeterminate, non frutto del mio libero arbitrio. Prova ne sia il fatto che tutto ciò, probabilmente, è soltanto una clamorosa supercazzola...

Rapporto globale sul clima del 2024. Anticipazioni

Premessa
È dei giorni scorsi la notizia che l'agenzia incaricata da Trump di tagliare, soprattutto in termini di personale, ha deciso il licenziamento di centinaia di impiegati del NOOA, un'agenzia federale che da decenni ha come missione (cito dal loro sito) «comprendere meglio il nostro mondo naturale e  contribuire a proteggere le sue preziose risorse, esteso oltre i confini nazionali, monitorando il meteo e il clima a livello globale e collaborando con partner in tutto il mondo». 

Decisioni queste che ricordano ciò che chiamo scienza sovietica. Quanto accadeva nell'URSS decenni fa o dando ascolto a scienziati di comprovata fede politica, tipo Lysenko che prese una cantonata genetica clamorosa, o al contrario, non ascoltando scienziati e teorie valide perché non in linea con la filosofia del partito. La NOAA è stata uno dei bersagli principali degli ideologi conservatori che sostengono il Progetto 2025, un modello di governo che la nuova amministrazione del presidente Donald Trump sembra voler seguire. Il piano, elaborato dalla Heritage Foundation, descrive la NOAA come uno dei "principali motori dell'industria dell'allarme sui cambiamenti climatici" (sic) e chiede lo smantellamento dell'agenzia.

E mentre la nuova-vecchia amministrazione USA continua il lavoro iniziato nella precedente presidenza Trump è in arrivo il rapporto che ancora una volta metterà in evidenza quanto ormai noto e accettato dalla comunità scientifica internazionale. Sarà ancora una volta predicare ai convertiti?

Anticipazioni dal rapporto
Entro marzo 2025 dovrebbe uscire, come ogni anno, la versione definitiva del rapporto annuale sullo stato del clima globale per l’anno appena trascorso, realizzata dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM, WMO in inglese). Nel frattempo è possibile accedere alla sintesi di quanto verrà dettagliatamente riportato.

L’OMM fin dal 1993 produce annualmente un documento sullo stato del clima globale, esteso all’intero pianeta, per fornire sia una sintesi annuale che un aggiornamento dei principali indicatori climatici. Questi rapporti integrano la sintesi più dettagliata e che, con minore frequenza, viene rilasciata con i documenti di valutazione dell'IPCC. Dal 2016 l'OMM inoltre riporta anche i risultati preliminari sui principali indicatori climatici allo scopo di informare la Conferenza delle Parti dell'UNFCCC, prima della fine di ogni anno (COP, qui e qui le mie considerazioni su due recenti conferenze).

Nel luglio 2024, un workshop internazionale organizzato dall'OMM e ospitato dal Deutscher Wetterdienst (il servizio meteorologico tedesco), ha concordato un formato più condensato, incentrato soprattutto sui messaggi chiave per le esigenze dei responsabili politici alla COP. L'aggiornamento sullo stato del clima 2024 per la COP29 ha per esempio evidenziato gli indicatori climatici principali preliminari consolidando i set di dati più aggiornati disponibili al momento della stesura del documento, insieme a esempi di eventi estremi e progressi, nonché un sommario delle azioni atte a contrastare il cambiamento climatico così come definito appunto da UNFCCC: "attributed directly or indirectly to human activity that alters the composition of the global atmosphere and which is in addition to natural climate variability observed over comparable time periods".

I dati che emergono dallo stato dell'aggiornamento sul clima 2024 destano grande preoccupazione. Le concentrazioni di gas serra continuano ad aumentare costantemente, determinando ulteriori aumenti di temperatura a lungo termine, evidenziando i rapidi cambiamenti nel nostro sistema climatico nell'arco di una singola generazione. Il 2024 è stato l'anno più caldo mai registrato, e insieme al 2023 i due anni più caldi mai registrati, la tendenza 2025 ancorché basata su appena due mesi di misurazioni, promette un andamento al rialzo. I valori del contenuto di calore degli oceani hanno continuato a crescere nel 2023 e nel 2024, alimentandone gli effetti collaterali quali l'innalzamento del livello del mare per espansione termica e alimentando intense tempeste. L'estensione del ghiaccio marino antartico e artico nel 2024 è stata ben al di sotto della media.

Le piogge e le inondazioni record, i cicloni tropicali in rapida intensificazione, il caldo mortale, la siccità implacabile e gli incendi furiosi che abbiamo visto in diverse parti del mondo sono purtroppo la nostra nuova realtà e un assaggio del nostro futuro. Dobbiamo continuare a impegnarci per limitare il più possibile il riscaldamento, riconoscendo che rimanere ben al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli preindustriali, e proseguire gli sforzi per limitare il riscaldamento a 1,5 °C rimane fondamentale per ridurre significativamente i rischi e gli impatti del cambiamento climatico. Allo stesso tempo, dobbiamo intensificare il sostegno all'adattamento ai cambiamenti climatici attraverso enti dedicati ad erogare servizi correlati e guidati dalla climatologia ed in grado di generare allarmi rapidi a scopo preventivo.

Messaggi chiave

Nel 2023 i gas serra hanno raggiunto livelli record. I dati in tempo reale indicano che hanno continuato a crescere nel 2024. Il grafico sottostante è interattivo.

Nel 2023 le temperature hanno raggiunto livelli record. I dati in tempo reale indicano che hanno continuato a crescere nel 2024. Il grafico sottostante è interattivo.

L'estensione del ghiaccio marino antartico e artico nel 2024 è stata ben al di sotto della media. Nel 2023, a livello globale, i ghiacciai hanno perso una quantità di acqua equivalente a circa 5 volte la quantità di acqua del Mar Morto. L'animazione sottostante, relativa all'Artico e ricavata grazie a foto satellitari, indica chiaramente come la quantità di ghiaccio più vecchio vada diminuendo anno dopo anno, provocando quindi una perdita netta della copertura.

Il contenuto di calore dell'oceano e il livello del mare continuano a salire. Nel 2023, l'oceano ha assorbito circa 3,1 milioni di TWh di calore, pari a circa 18 volte il consumo totale di energia mondiale.
Variazioni del livello medio del mare. Stime, misure, proiezioni.

Negli ultimi cinque anni, ci sono stati progressi sostanziali nella capacità di analisi dei servizi climatici a livello globale. 108 paesi hanno riferito di disporre di un sistema di allerta precoce multirischio (Early Warning System).

Comprendere la variabilità e il cambiamento climatico è fondamentale per ottimizzare la produzione di energia rinnovabile.



Nel 2023 i gas serra hanno raggiunto livelli record. I dati in tempo reale indicano che hanno continuato a crescere nel 2024.

Le concentrazioni dei tre principali gas serra nell'atmosfera – biossido di carbonio, metano e protossido di azoto – hanno raggiunto i livelli record osservati nel 2023, l'ultimo anno per il quale esistono dati consolidati a livello globale. Le misurazioni effettuate in singole località, come Mauna Loa, nelle Hawaii (dove da oltre 60 anni si raccolgono i dati che contribuiscono a realizzare la famosa “Curva di Keeling”) e Kennaook/Cape Grim in Tasmania, suggerivano già nel settembre 2024 che le concentrazioni dei tre gas serra sarebbero di nuovo state più elevate nel 2024, e così è accaduto. La concentrazione atmosferica di CO2 è aumentata da circa 278 ppm nel 1750 al livello attuale di 420 ppm, con un aumento del 51% (in questo post c’è il paragrafo che spiega come si ottengono i dati dal passato). Il tasso medio di crescita del CO2 nell'ultimo decennio è stato di 2,4 ppm l'anno. Le emissioni da combustibili fossili sono state la principale fonte di emissioni umane dagli anni '50 del XX secolo. Le concentrazioni medie globali di metano (CH4) sono aumentate da 729 ppb durante il periodo preindustriale a 1934 ppb nel 2023, con un aumento del 165%. La concentrazione di protossido di azoto (N2O) è aumentata da 270 ppb nel 1750 a 336,9 ppb nel 2023, il che rappresenta un aumento del 24%.

Le anomalie annuali riferite alla Terra ricavate usando sei dataset diversi.
Il periodo gennaio-settembre 2024 ha registrato un’anomalia di 1,54±0,13 °C


Nel 2023 le temperature hanno raggiunto livelli record. I dati in tempo reale indicano che hanno continuato a crescere nel 2024.

Dopo una prolungata attività del fenomeno climatico noto come La Niña, che è tipicamente associata a una riduzione temporanea delle temperature globali, dalla fine del 2020 ai primi mesi del 2023, una attività legata al fenomeno noto come El Niño è stata particolarmente intensa, facendo salire la temperatura globale ai livelli record osservati nel corso del 2023 e fino a tutto il 2024. Per 16 mesi consecutivi (da giugno 2023 a settembre 2024), la media globale ha superato qualsiasi valore registrato prima del 2023 negli stessi periodi, e spesso con incrementi relativi notevoli. Il 2023 e il 2024 è ormai accertato che siano stati gli anni più caldi mai registrati, rendendo gli ultimi 10 anni, dal 2015 al 2024, i dieci anni più caldi nei 175 anni di osservazione.

Non c’è ancora consenso completo ma a quanto pare il 2024 ha visto superare il famoso limite di 1,5 °C, ovvero temperature mediamente più alte di 1,5 °C: ma come sapremo quando il riscaldamento avrà superato questo limite inferiore stabilito dall’Accordo di Parigi? Uno o più anni individuali che mostrino incrementi medi superiori a 1,5 °C non significano necessariamente che proseguire gli sforzi per limitare l'aumento della temperatura a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali sia ormai inutile o fuori portata. Il cambiamento climatico è tale che lo stato del clima deve persistere per un periodo prolungato, in genere decenni, o più, sebbene l'accordo stesso non fornisca una definizione specifica. Inoltre, la temperatura media globale non aumenta gradualmente di anno in anno a causa della notevole variabilità interannuale, dovuta alla mutevolezza climatica naturale (ad esempio causata da eventi come El Niño e La Niña, all’attività vulcanica ed ai cambiamenti nella circolazione oceanica), sovrapposta al riscaldamento a lungo termine causato principalmente dalle emissioni di gas serra in corso. Ciò sottolinea la necessità di concentrarsi su tendenze sostenute nel tempo. Tuttavia, poiché il mondo continua a riscaldarsi, c'è una crescente necessità di definire, misurare e monitorare chiaramente un indicatore per riferire a che punto sia il riscaldamento rispetto all'obiettivo specificato nell'Accordo di Parigi. L'ultimo rapporto di valutazione dell'IPCC ha definito i livelli di riscaldamento globale in termini di medie ventennali rispetto alla media del periodo 1850-1900. L'anno di superamento di un particolare livello, quale può essere quello di 1,5 o 2,0 °C, è tipicamente considerato il punto medio del periodo di 20 anni a quel livello. In base a questa definizione, 1,5 °C di riscaldamento sarebbero confermati una volta che l'aumento della temperatura osservato avesse raggiunto in media quel livello per un periodo di 20 anni, che sarebbe quindi possibile segnalare soltanto nel decennio successivo. E ciò significa un ritardo di 10 anni nel riconoscere il superamento a lungo termine e reagire. Anche considerando medie su almeno un quinquennio si ottiene comunque un ritardo di 5 anni. Diversi approcci alternativi sono allo studio dell'OMM e della comunità scientifica internazionale per consentire una segnalazione più tempestiva sull'anno di superamento dei livelli di temperatura globale. 

Questi approcci si dividono in tre categorie. La prima categoria combina il riscaldamento storico osservato con le proiezioni dei modelli climatici. La seconda categoria mira ad adattare una tendenza o una funzione, come il livellamento statistico stimato a livello locale, ai dati storici per stimare meglio dove si trova oggi il riscaldamento a lungo termine. La terza categoria mira a stimare il fattore umano nel cambiamento storico stimando il riscaldamento sottostante derivante dai cambiamenti storici nei principali fattori umani del sistema climatico, come i gas serra.

Tutti e tre questi approcci indicano che il riscaldamento globale fino al 2023 è di circa 1,3 °C rispetto al periodo 1850-1900. In confronto, prendendo la media degli ultimi 10 anni (2014-2023) seguendo l'approccio quinquennale, si ottiene un riscaldamento di circa 1,2 °C.  Prendendo infine la media per il periodo 2011-2020, come è stata utilizzata nel primo bilancio globale, si ottiene un riscaldamento di circa 1,1°C.  Per migliorare l'uso di questi approcci, e potenzialmente di altri, l'OMM ha istituito un gruppo internazionale di esperti definire la metrica migliore, oltre a proporre una metodologia per il monitoraggio allineata con quelle in uso all'IPCC: il tutto con lo scopo di garantire coerenza ed affidabilità delle proiezioni e delle interpolazioni degli aumenti della temperatura globale. In definitiva, è essenziale riconoscere che, indipendentemente dalla metodologia utilizzata per il monitoraggio, ogni frazione di grado di riscaldamento è importante. Che si trovi a un livello inferiore o superiore a 1,5 °C di riscaldamento, ogni ulteriore aumento del riscaldamento globale porta a cambiamenti negli estremi e rischia di diventare rapidamente più grande.

Non va infine dimenticato che gli scienziati per diversi motivi tendono a sottostimare l’entità del riscaldamento globale, come ricordato in questo articolo non molto tempo fa. Tra questi quello di evitare, visto il tema scottante e il diffuso negazionismo, di coprirsi di ridicolo, e per una innata prudenza altrettanto giustificabile.

I valori dell'anomalia in base ai diversi modelli o periodi adottati


Eestensione del ghiaccio.
L'estensione del ghiaccio marino antartico ha raggiunto il suo minimo annuale di 2,0 milioni di kmq il 20 febbraio 2024, la seconda estensione più bassa da quando si effettuano registrazioni satellitari (1979-2024); prima ancora, nel 2023, la copertura era persino minore, e nel 2020 era di circa 3,7 milioni di kmq. L'estensione massima annuale del ghiaccio marino antartico è stata raggiunta intorno al 19 settembre, con un'estensione di 17,2 milioni di kmq. Il massimo del 2024 è la seconda misura più bassa nella registrazione satellitare, il più basso è stato nel 2023. Non è vera la notizia che l’estensione attuale sia del 17% maggiore che nel 1979, come apparso di recente su un social.

L'estensione del ghiaccio marino artico ha raggiunto il suo massimo annuale di 15,01 milioni di kmq il 14 marzo, leggermente al di sotto della media a lungo termine (1991-2020) pari a 15,2 milioni di kmq. L'11 settembre, il ghiaccio marino artico ha probabilmente raggiunto la sua estensione minima annuale di 4,3 milioni di kmq. Il minimo del 2024 è il settimo più basso nella registrazione satellitare.
Per l'anno idrologico 2022/2023, i dati di un insieme di ghiacciai di riferimento monitorati dal World Glacier Monitoring Service (WGMS) indicano un bilancio di massa annuo globale di -1,2 m di acqua equivalente. Si tratta nominalmente della più grande perdita di ghiaccio mai registrata (1950-2023), guidata da un saldo estremamente negativo sia nel Nord America occidentale che in Europa.

In questo post c’è un paragrafo dedicato a spiegare alcuni meccanismi che determinano il collasso e la fusione del ghiaccio antartico, inteso soprattutto come perdita della copertura glaciale dalle aree continentali.

La perdita di massa dei ghiacciai nel 2022/2023 corrisponde a un volume d'acqua scaricato dal Rio delle Amazzoni in circa un mese, ovvero circa 5 volte più acqua di quella presente nel Mar Morto. In Svizzera, i ghiacciai hanno perso circa il 10% del loro volume residuo nel 2021/2022 e nel 2022/2023. Ed è solo un paese preso ad esempio per quel che riguarda l’arco alpino o i ghiacciai europei (si veda anche qui).

 



Il contenuto di calore dell'oceano e il livello del mare continuano a salire. Circa il 90% dell'energia che si accumulata nel sistema Terra è immagazzinata negli oceani e nei mari in generale. Man mano che l'energia si accumula la temperatura media delle acque sale e il contenuto globale di calore dell'oceano aumenta, così come aumenta la sua energia potenziale. Più calore vuol dire più evaporazione, più vapore acqueo. Un aumento termico che comporta un’enorme quantità di energia intrappolata nell’atmosfera, che a sua volta alimenta fenomeni meteorologici sempre più violenti e imprevedibili: per ogni incremento di 1 °C nella temperatura, l'atmosfera può contenere circa il 7% in più di vapore acqueo, con conseguente aumento della probabilità di eventi meteo estremi e, non ultimo, innescando inoltre un classico feedback di rinforzo, visto che il vapore acqueo è esso stesso un gas serra.

Di conseguenza, alluvioni che in passato si verificavano ogni 10 o 20 anni ora si ripresentano con una cadenza sempre maggiore. L’aumento di 1,5 °C da non superare in base a quanto sancito nel famoso Accordo di Parigi,  già da solo è sufficiente per far sì che le alluvioni considerate eccezionali diventino il 50% più frequenti. E con un aumento di 2 °C questa frequenza potrebbe crescere fino al 70%.

Si prevede che il riscaldamento degli oceani continuerà, un cambiamento irreversibile su scale centenarie e millenarie, perché l’inerzia termica delle acque è tale per cui anche smettendo ora di aumentare le temperature del pianeta gli effetti dell’aumento di calore ad oggi si verificheranno comunque. Il contenuto di calore dell'oceano nel 2023 è stato il valore annuale più alto mai registrato, superando il valore del 2022 di 13 ± 9 ZJ (Zetta Joule, Zetta = 1021). I dati preliminari dei primi mesi del 2024 indicavano già che il contenuto di calore degli oceani sarebbe proseguito fino a livelli paragonabili a quelli osservati nel 2023, e così è stato. I tassi di riscaldamento degli oceani hanno mostrato un aumento particolarmente forte negli ultimi due decenni. Il tasso di riscaldamento degli oceani per lo strato fino a 2.000 metri di profondità è stato in media di 0,7 ± 0,1 W/m2 dal 1971 al 2023, ma di 1,0 ± 0,1 W/m2 dal 2005 al 2023 . Questo tasso corrisponde a un assorbimento medio di circa 3,1 milioni di TWh di calore all'anno dal 2005 al 2023, più di 18 volte il consumo energetico mondiale nel 2023. Dal 2023 al 2024, l’aumento globale del contenuto di calore oceanico nei primi 2000 m è di 16 ZJ, circa 140 volte la produzione totale di elettricità del mondo nel 2023. [1]

Inoltre, quando l'acqua si riscalda, si espande. Questa espansione termica, combinata con lo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte glaciali, contribuisce all'innalzamento del livello del mare. Contrariamente a quel che si potrebbe pensare ciò non vale per quella artica: trattandosi in questo caso di ghiaccio galleggiante, in equilibrio tra quanto emerso e quanto sommerso, la sua fusione non contribuisce alla variazione del livello medio del mare se non in termini ininfluenti.

Il tasso di innalzamento a lungo termine del livello del mare è più che raddoppiato dall'inizio delle registrazioni satellitari, passando da 2,13 mm all'anno tra il 1993 e il 2002 a 4,77 mm all'anno tra il 2014 e il 2023. Ciò riflette il continuo riscaldamento degli oceani e l'espansione termica, nonché lo scioglimento dei ghiacciai continentali e delle calotte glaciali; in questo caso anche l’artico contribuisce perché la scomparsa del ghiaccio diminuisce il potere riflettente esponendo acque più scure che quindi esercitano un assorbimento maggiore. Il 2023 ha stabilito un nuovo record osservativo per il livello medio globale annuale del mare, con un rapido aumento probabilmente guidato in gran parte da El Niño. I dati preliminari del 2024 mostrano che il livello medio globale del mare è sceso a livelli coerenti con la tendenza all'aumento dal 2014 al 2022, dopo che El Niño si è attenuato, nella prima metà del 2024. Questo sarà riportato nel rapporto annuale definitivo sullo stato del clima globale 2024 che sarà prodotto più o meno a marzo 2025.

Se un innalzamento medio del livello del mare pari a pochi centimetri o qualche decimetro vi sembra poca cosa pensate al Delta del Mekong, più di 40.000 kmq di terreno di appena due metri più alto del livello medio del mare, o alle sconfinate pianure costiere del Bangladesh.

A tutto ciò si aggiungano quantità di precipitazioni inferiori alla media osservate nel Sud America settentrionale e centrale, nell'Africa nord-occidentale e nell'Africa centro-meridionale, nel nord-ovest e nord-est del Nord America, nell'Europa sud-orientale, nell'Asia settentrionale e nelle isole del Pacifico.

Di contro precipitazioni insolitamente elevate sono state registrate nella regione del Sahel, intorno al Grande Corno d'Africa e in alcune parti dell'Africa orientale. Inoltre, alcuni punti della costa orientale del Sud America, alcune delle isole dei Caraibi e alcune zone del Nord America hanno ricevuto eccezionalmente più pioggia rispetto alla media a lungo termine. Un insolito eccesso di precipitazioni è stato registrato anche nella penisola arabica, nella regione dei monsoni indiani e nell'Asia occidentale e centrale. Il continente marittimo e l'Australia settentrionale e centrale hanno ricevuto precipitazioni totali superiori al solito. Precipitazioni totali anomale sono state registrate anche nell'Europa centrale e sudoccidentale.

Eventi di precipitazioni estreme. Mentre lo scostamento dalle medie annuali fornisce un modello di distribuzione globale, gli eventi di precipitazioni estreme sono solitamente registrati su scale temporali giornaliere o mensili. Sono associati a forti eventi di pioggia che potrebbero portare a inondazioni. Alcuni di questi eventi di precipitazioni estreme sono raffigurati nella figura successiva.

Ciò nonostante i fiumi, a livello planetario, registrano l'anno più secco degli ultimi tre decenni. Il rapporto sullo stato delle risorse idriche globali per il 2023 fornisce una panoramica quantitativa dello stato di vari componenti del ciclo globale dell'acqua, come il flusso dei fiumi, le acque sotterranee, l'umidità del suolo, la neve e il ghiaccio, i laghi e i bacini idrici. Il rapporto rivela che il 2023 è stato l'anno più secco per i fiumi da almeno tre decenni, in coincidenza con le temperature record osservate. Gli ultimi cinque anni hanno visto alcune delle percentuali più basse di aree in condizioni normali di flusso fluviale, con afflussi di bacini idrici che seguono un modello simile, riducendo ulteriormente la disponibilità di acqua per le comunità e gli ecosistemi. Nonostante il predominio della siccità a livello globale, le inondazioni in connessione con eventi di precipitazioni estreme hanno continuato a causare gravi perdite e danni in molti luoghi del mondo. Nonostante i miglioramenti nella disponibilità e nell'accessibilità dei dati condivisi dai membri dell'OMM, permangono lacune significative, in particolare in Africa, Sud America e Asia. Il rapporto sottolinea il potenziale delle osservazioni satellitari e dei sistemi di modellazione per aiutare i paesi, in particolare quelli con capacità di monitoraggio limitate e grandi lacune nei dati, ad affrontare queste sfide e migliorare la raccolta dei dati idrologici.

Eventi estremi hanno causato ingenti danni in tutto il mondo: siccità, inondazioni, cicloni tropicali, ondate di calore e ondate di freddo causano danni significativi, perdita di vite umane e ostacolano lo sviluppo sostenibile. La mappa sottostante evidenzia alcuni degli eventi più importanti da gennaio a settembre 2024, con dati sugli impatti raccolti da varie agenzie delle Nazioni Unite.

L'effetto combinato degli shock, come l'intensificarsi dei conflitti, la siccità indotta da El Niño e gli alti prezzi alimentari interni, ha portato al peggioramento delle crisi alimentari in 18 paesi fin dalla metà del 2024. In Nigeria, Sudan, Myanmar, Etiopia, Zimbabwe, Malawi, Ciad e Yemen almeno un milione di persone in più che hanno affrontato alti livelli di insicurezza alimentare acuta rispetto al picco del 2023. I livelli globali di scarsità alimentare e fame sono aumentati bruscamente dal 2019 al 2021 restando allo stesso livello nel 2023. L'Africa ha registrato elevati tassi di denutrizione nel 2023 (20,4%), con livelli ancora più elevati (circa il 30%) lungo l'Africa centrale e orientale. La riduzione del raccolto di cereali in tutto il mondo è il risultato di una diffusa siccità legata a El Niño che ha causato cattivi raccolti, forti cali delle rese e riduzioni delle aree coltivate.

Migrazione e sfollamento. Gli eventi meteorologici estremi nella prima metà del 2024, tra cui inondazioni, siccità, cicloni, tifoni e uragani, hanno portato a nuovi, continui e prolungati sfollamenti di un numero significativo di persone in diversi luoghi in tutto il mondo. Oltre alla distruzione di abitazioni, infrastrutture critiche, foreste, terreni agricoli e perdita di biodiversità, tali eventi meteorologici estremi minano si trasformano in rischi significativi per la protezione delle persone in movimento e di coloro che già vivono in condizioni di sfollamento, spesso esclusi dai piani nazionali di preparazione e risposta.

Importanza della climatologia e dei suoi servizi. Con l'aggravarsi degli impatti dei cambiamenti climatici, i servizi e le organizzazioni dedicate alla climatologia e alle sue derivazioni sono sempre più necessari per il processo decisionale. Negli ultimi cinque anni sono stati compiuti notevoli progressi in termini di capacità dei servizi climatici. L'attuazione dei cosiddetti National Frameworks for Climate (NFCS) ha visto passare il numero dei paesi coinvolti da 36 nel 2019 a 98 nel 2024, con un aumento del 63%. Il rapporto sullo stato dei servizi climatici evidenzia che il numero di servizi meteorologici e idrologici nazionali (NMHS) che forniscono servizi climatici avanzati è quasi raddoppiato, passando da 8 nel 2019 a 15 nel 2024, e quelli che forniscono servizi a piena capacità sono aumentati da 11 a 17. Di conseguenza, il numero di NMHS in grado di fornire solo servizi climatici di base è stato quasi dimezzato, riflettendo una chiara tendenza verso servizi climatici più sofisticati. In particolare, l'Asia e l'Africa, che sono altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici, hanno compiuto notevoli progressi, sostenuti dalla maggior parte dei fondi per migliorare la loro capacità di servizio climatico. Interessante questo documento che illustra come i servizi nazionali, integrati in una rete di collaborazione e scambio dati, possano realizzare sistemi di Early Warning in vari scenari, compreso quello degli tsunami.

Progressi del sistema Early Warning for All. Da questo punto di vista la creazione di Early Warnings for All (EW4All) è un'iniziativa rivoluzionaria, volta a garantire che ogni individuo sulla Terra sia protetto da condizioni meteorologiche, acqua o eventi climatici pericolosi attraverso sistemi di allerta precoce salvavita entro la fine del 2027. I sistemi di allerta precoce hanno dimostrato di essere una soluzione economica e affidabile per proteggere le vite e i mezzi di sussistenza dai pericoli naturali. Dare un preavviso di sole 24 ore di un evento pericoloso imminente può ridurre i danni del 30%.

Stato attuale dei sistemi di allerta precoce multirischio (MHEWS). Nonostante i progressi, permangono numerose lacune: a marzo 2024 solo il 55% dei paesi segnala l'esistenza di un sistema di allerta precoce multirischio. Se, ad esempio, 98 paesi hanno dichiarato di essere in possesso di un sistema di diffusione e comunicazione degli allarmi, soltanto 53 paesi hanno segnalato di essere a conoscenza degli effettivi rischi di catastrofi. Le lacune, come atteso, sono più pronunciate nei paesi meno sviluppati e anche se esistono delle eccezioni la copertura è ancora carente soprattutto nei piccoli stati insulari. La copertura MHEWS è notevolmente bassa nelle Americhe e nella regione dei Caraibi, nonché in Africa. I piani nazionali di adattamento dei paesi (NAP) prevedono tutti la presenza di sistemi MHEWS come priorità. L'iniziativa EW4All mira quindi a incrementare ulteriormente gli sforzi in tal senso.

Conclusioni
Le informazioni sul clima sono fondamentali per raggiungere gli obiettivi di energia rinnovabile, per individuare e mitigare le cause intervenendo quanto più possibile in maniera olistica e per sviluppare modelli di risposta, adattamento e prevenzione.

Comprendere la variabilità e il cambiamento climatico è fondamentale per ottimizzare la produzione di energia rinnovabile, garantire la resilienza del sistema energetico e analizzare i modelli di domanda di energia, in particolare per il riscaldamento e il raffreddamento.

È in corso di pubblicazione, a tale proposito, realizzato dall'OMM, dall'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA) e da Copernicus insieme, un documento che esaminerà i cambiamenti in relazione a quattro indicatori chiave dell'energia rinnovabile e della relativa domanda: eolico, solare, idroelettrico, allo scopo di individuare come questi siano estremamente sensibili alle condizioni climatiche non necessariamente legate ai soli aspetti geografici.


[1] Per un confronto sugli ordini di grandezza la quantità totale di energia che ogni secondo investe la Terra, decurtata della parte riflessa (il 30% di quella incidente), è pari a 170.000 TW.