Fumi? No. Ho smesso.

Nota del 2023, a seguito della creazione di questo Blog dedicato. A parte che da quando ho smesso non ho avuto un solo ripensamento...ma anche se questo non è un post scientifico è sicuramente un post razionale!


Da molto tempo avrei voluto portare su queste pagine la mia testimonianza diretta su come sia stato per me semplice smettere di fumare.

Mi rivolgo direttamente ai fumatori che spero potranno diventare a breve degli ex come me; i non fumatori che difficilmente capirebbero determinati punti di vista potranno invece fare tesoro di quanto leggeranno parlandone a fumatori di loro conoscenza.

E tutto questo grazie alle parole scritte di un fantastico libro qual è “E’ facile smettere di fumare se sai come farlo” di Allen Carr.

Sono ormai quasi quattro anni che ho gettato via la mia ultima sigaretta e fin dai primissimi giorni in cui non ne ho più accese ho sempre saputo trovare nelle parole di Carr le motivazioni a non mollare, senza impegni particolarmente onerosi, senza sforzi sovrumani, senza viverlo come una punizione ma molto più semplicemente conscio del fatto che fumare è da imbecilli. E visto che non mi considero tale il resto è stato quasi ovvio.

Altre volte avevo provato a smettere ma in maniera non del tutto conscia e quindi forzatamente pretesa. La reazione fu quindi quella di riprendere pressoché subito o di non smettere mai in effetti di fumare.

Un primo errore, che viene ampiamente spiegato nel testo di Carr, è quello di prendere surrogati della nicotina nel tentativo di liberarsi della sigaretta. E quindi gomme, cerotti o sostituti del genere che servono soltanto ad ingrassare le già ricche tasche delle aziende farmaceutiche che producono queste cose. La prima cosa da fare è liberarsi della nicotina che circola nel sangue ed è quindi ovvio che assumerne in altre forme certamente rende vano ogni sforzo in tal senso.

Oltre ad essere un best seller diffusosi soprattutto col passa-parola questo libretto in vendita presso librerie ed autogrill oltre che ovviamente online rappresenta e descrive quanto ogni fumatore più o meno consciamente sa o, di contro, porta la testimonianza diretta di un fumatore accanito che ha scoperto in autonomia tutto ciò che ogni altro fumatore fa difficoltà ad ammettere: l’unica vera ragione per cui si fuma è la tossicodipendenza da nicotina. Il resto sono motivazioni di natura psicologica personali e sociali, dirette ed indirette, consce e soprattutto, le più difficili da comprendere, analizzare ed estirpare, quelle inconsciamente derivate.

Liberarsi dalla nicotina, primo fondamentale passo per liberarsi dalla dipendenza chimica e fisiologica è la parte paradossalmente più semplice. Tempo due o tre settimane di astinenza e il sangue è privo di ogni traccia di questa sostanza, la curva di abbattimento del tasso di nicotina cade esponenzialmente in maniera molto rapida e con variazioni che dipendono da persona a persona: dopo circa un’ora dall’aver fumato una sigaretta nel sangue ce n’è già la metà e questo ad esempio è il motivo per cui si sente il desiderio di fumare ancora. Dopo tutto la dipendenza da nicotina è un fenomeno anomalo rispetto ad altre: non ci si sveglia in piena notte col desiderio di fumare e già questo potrebbe far riflettere sul fatto che se l’organismo accetta di stare qualche ora senza nicotina potrebbe continuare a farlo per sempre.

L’autore del libro mette in evidenza in maniera a volte ironica ma sempre con semplicità estrema che fumare è come portare tutto il giorno ai piedi un paio di scarpe più strette di due numeri per il solo piacere di liberarsene alla sera; tutte le motivazioni indotte dall’esterno e che potremmo chiamare sociali si smontano facilmente alla luce della presa di coscienza di essere dipendenti dalla nicotina e non da altro.

Il fumatore, come tutti i tossico-dipendenti, è un mentitore. Mente a se stesso ed agli altri per giustificare la sua dipendenza, la sua necessità. C’è quello che afferma di non poter smettere in determinati momenti della sua vita particolarmente carichi di impegno e di stress e l’altro che invece dice di non poterlo fare perché sta per andare finalmente in ferie e allora sì che potrà godersi appieno le sigarette: fumare come associazione a concetti antitetici, di benessere o di malessere. C’è il fumatore che afferma che fumare piace e fuma sempre soltanto la sua marca preferita ma sa benissimo che in caso di mancanza prolungata di sigarette fumerebbe anche il cartone! Come fa a piacere una cosa che istintivamente da’ disgusto? Provate a ricordare la reazione alla prima sigaretta o come reagiscono i bambini se viene loro soffiato del fumo in faccia.

L’aspetto più appagante dell’aver smesso da fumare è quello della perdita di dipendenza psicologica, ritrovare la libertà dopo decenni di schiavitù, perché di questo si tratta: fumare è essere schiavi della presenza e dell’uso della sigaretta.

In una società quale quella occidentale dove fumare sta diventando sempre più impossibile, e per fortuna! Uffici, locali pubblici e privati, cinema, ristoranti, a breve forse persino gli stadi o per strada in determinate condizioni sono già off-limit per i i fumatori. Notate il fumatore ansioso che si accende affamato la sigaretta appena messo piede fuori dalla stazione o dall’aeroporto, quello che alla festa di amici si guarda intorno smarrito con la cenere nella mano e che finisce segregato in balcone per non dar fastidio agli altri; per non parlare della desolante immagine che offrono i fumatori che aspirano avidamente le loro sigarette fuori dei locali o degli uffici, nelle zone loro concesse, in pochi minuti e magari intirizziti dal freddo o sudati a causa della canicola. Non è forse schiavitù questa?

L’autore non si soffermerà a lungo sui danni fisici, neanche sull’aspetto economico di come si mandino letteralmente in fumo migliaia di euro ogni anno: quella è roba nota.

Credetemi. Metterà in evidenza analizzandoli con serenità uno per uno tutti gli aspetti psicologici che portano il fumatore a mentire: chiunque con un minimo di buon senso saprà trarne le dovute conclusioni. Certo, un po’ di buona volontà ci vuole, ma è davvero poca, non serve essere né dei martiri né degli asceti per smettere di fumare e se ci sono riuscito io, subito e senza sofferenza, potrete farlo anche voi.

Effetti collaterali? Nessuno. Qualche chilo in più ma non perché ci si abbotta di cibo per non fumare. Semplicemente perché il fumatore ha un metabolismo più rapido in quanto l’organismo tenta di liberarsi del veleno che viene immesso; quindi, smettendo il metabolismo rallenta, si mangia come prima e si tende a prendere peso.

Ultima considerazione che dà molti spunti di riflessione ed approfondimento è quella del danno sociale che il fumo porta alla società. Ogni paese occidentale, la stragrande maggioranza dei media esaltano e condannano aspramente qualche decina di morti ogni anno per uso di eroina, cocaina od altre sostanze stupefacenti mortali ma fanno finta di dimenticare le migliaia di persone che ogni anno muoiono o si ammalano gravemente a causa del fumo con dispendio ed aggravio per i servizi sociali e sanitari. La lobby delle case produttrici di tabacco e derivati è potentissima, ancora oggi.

Lo stesso ovviamente dicasi per la dipendenza da alcool che è spessissimo associata a quella da nicotina (non il contrario).

Come nota a margine va detto che Allen Carr sull’onda del suo metodo the easy way ha scritto altri libri dedicandosi ai metodi facili per smettere di bere, di mangiare (male), per fumatori adolescenti, per donne fumatrici ed altro ancora.

Ho letto quello sul controllo del cibo ma in questo caso non mi sono trovato d’accordo, troppo anglosassone. Ma questa è un’altra storia sulla quale penso tornerò perché per me è stato molto più facile smettere di fumare che controllare il cibo.

Le patate di Viterbo, Fukushima e Roma radioattiva







Le patate di Viterbo sono radioattive.



Mezzo chilo di quelle coltivate a nord del lago di Bolsena, famose per la loro alta qualità, danno una dose di radioattività pari a quella di una lastra al torace.

E questo perché le patate in questione si coltivano e crescono in terreni di natura vulcanica che sono notoriamente naturalmente più o meno radioattivi. Anche il granito o le rocce intrusive di questa famiglia sono radioattive, e parecchio, tanto che è proibito in edilizia usare più di un certo quantitativo di granito e quando questa cosa non era nota per esempio le bellissime stazioni della metropolitana di Mosca sono più radioattive dello studio di radiologia di un ospedale.

E così molti oggi, catalizzati dalle notizie che si susseguono dal Giappone, hanno scoperto che anche Roma è parecchio radioattiva, addirittura naturalmente molto più di quanto sia misurato in questi giorni nella stessa Tokio da cui, secondo voci false e incontrollate, sarebbe iniziata un'evacuazione della popolazione (35 milioni di abitanti, tanto per essere precisi).

Ma anche qua si danno i numeri in tutti i sensi. 800 REM dichiarati come valore di fondo per Piazza San Pietro a causa del torio contenuto nella pavimentazione storica tipica di Roma (i famosi sanpietrini appunto, blocchetti di basalto ricavati da grossi giacimenti di roccia vulcanica).

Andiamo con ordine e vi rimando al sito inglese di Wikipedia per saperne di più sulle unità di misura come i Sievert ed i suoi simili.

Gli effetti della radioattività sull'uomo si misuravano in REM (dal nome dello scopritore dei raggi X, Roentgen) perché la radioattività in sé si misura invece in Becquerel (nome di un altro illustre pioniere del settore, conterraneo dei più famosi coniugi Curie, con lei talmente famosa da dare il cognome alla coppia anziché quello del marito). Il REM poi è un po' desueto ed è stato sostituito a sua volta dal Sievert (1 Sv = 100 REM), ma basta capire di cosa stiamo parlando: di effetti sulla biologia o meglio la biochimica degli essere viventi, non necessariamente dannosi.

Nell'articolo citato precedentemente e riportato in pompa magna da altri giornali, televisioni e blogger, si parla di 800 REM nell'area di Piazza San Pietro. 800 REM fanno 8 Sv e tenendo conto che la radiazione che normalmente un essere umano assorbe in un anno è di 2,5 mSv (0,0025 Sv) qualcosa non torna. O noi romani siamo fluorescenti e nessuno ce l'ha mai detto o qualcuno ha confuso i REM con i milliREM! Siamo alle solite: si danno i numeri tanto nessuno li capisce!

Che il livello di radioattività romana sia più alto della media di qualsiasi altro posto della Terra normalmente bombardato da miliardi di raggi cosmici (e radiazioni) ogni ora e sicuramente corresponsabili dell'evoluzione dei viventi è cosa nota (qui un più serio articolo) ma fare affermazioni affermazioni del genere è da criminali. E poi parlare di valori assoluti senza riferimenti temporali è altrettanto privo di senso: fare una lastra ogni tanto sicuramente ha effetti pressoché nulli ma farne una ogni giorno alla lunga fa male, e parecchio.

Se pensiamo che la fonte è tale Giorgio Prinzi, nuclearista fondamentalista convinto, non c'è speranza: e ancora una volta siamo di fronte a del sensazionalismo privo di ogni fondamento. Per far sapere agli italiani che non hanno nulla da temere è troppo difficile parlar loro con dati certi, di meteorologia planetaria ed altre sciocchezzuole del genere: si fa prima a raccontare loro la favola della Roma radioattiva con dei numeri che fanno impressione perché si sa, i prefissi "milli" non tutti li capiscono.

Insomma: nessuno sa nulla con certezza, si danno i numeri e si sparano notizie sensazionali abusando di termini quali apocalisse, disastro, episodi senza precedenti e via discorrendo. Ma quale senza precedenti? Per almeno un paio di decenni americani, russi e persino i francesi, hanno fatto esplodere ordigni nucleari con potenze decisamente superiori a quelli delle atomiche di Hiroshima e Nagasaki. E prima che ci fosse al mondo una rete capillare di satelliti e sensori capaci di registrare ogni minima variazione a migliaia di km quanti incidenti nucleari non dichiarati ci saranno stati in paesi come l'Unione Sovietica dalla quale non trapelava nulla?

La situazione è certamente tragica per i giapponesi ma è altrettanto tragico vedere il giornalismo sensazionalistico aggirarsi come avvoltoi intorno ai moribondi anziché attenersi strettamente ai fatti. Proprio in queste ore fonti ufficiali giapponesi ci dicono che il livello di radiazioni è sceso a circa 200 microSv...andate a guardare i valori di Chernobyl poco dopo l'esplosione.

Mi preoccuperei molto di più dello stato di totale abbandono della flotta di sottomarini nucleari russi privi di manutenzione da decenni che non dello stato delle centrali giapponesi in questi giorni.