È solo l’ennesimo richiamo a quanto fu sancito durante la COP21, tenutasi a Parigi nel 2015: in quell’occasione l'Unione Europea ed altri 195 paesi si impegnarono, siglando il cosiddetto “Accordo di Parigi”, ad attuare dei piani concreti volti a limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius. L'accordo è entrato in vigore il 4 novembre 2016, dopo l'adempimento della condizione di una sua ratifica da parte di almeno 55 paesi che rappresentassero almeno il 55% delle emissioni globali di gas serra. In esso è delineato un piano d’azione per limitare il riscaldamento globale e ha come obiettivo a lungo termine che la temperatura media globale non deve superare 1,5° C, rispetto ai livelli di fine Ottocento, entro la fine del secolo, nella massima trasparenza sui risultati raggiunti da ciascun paese.
Negli scenari previsti per
mantenere l’aumento delle temperature globali sotto 1,5 °C si prevede una forte
riduzione nell’uso dei combustibili fossili. Entro il 2050 bisognerebbe ridurre il consumo di carbone del 95%, di
petrolio del 60% e di gas del 45%, ma questi obiettivi sono in contrasto con le
politiche realmente messe in atto. Salvo rare eccezioni nella riduzione del
consumo di queste risorse, se le temperature del 2024 non hanno avuto
precedenti, non c’è da sorprendersene.
Come mostra uno dei rapporti di Global Carbon Budget, il sistema
energetico globale è tuttora fortemente dipendente dai combustibili fossili, e
le rinnovabili, nonostante i passi avanti, non hanno ancora un ruolo
sufficiente.
Un nutrito gruppo di ben 60 scienziati avverte e ribadisce: con gli attuali livelli di emissioni di biossido di carbonio, che recentemente ha superato le 430 ppm, la Terra potrebbe essere destinata a superare il limite simbolico di riscaldamento di 1,5 °C nel giro di appena tre anni, e qualche avvisaglia l’abbiamo già avuta in periodi recenti, soprattutto perché molti paesi hanno continuato a bruciare quantità record di carbone, petrolio e gas oltre che abbattere foreste ricche di carbonio, mettendo a repentaglio questo obiettivo internazionale.
Il cambiamento climatico ha
già peggiorato molti eventi meteorologici estremi , e ha
rapidamente innalzato i livelli globali del mare , minacciando le
comunità costiere.
Tutto si muove nella direzione sbagliata e si assiste a cambiamenti senza
precedenti, un’accelerazione del riscaldamento
della Terra e l'innalzamento del livello del mare. Scatenando
i famigerati punti di non ritorno.
Se 2,5 cm vi sembrano pochi
ricordo, ancora una volta come uno tra i moltissimi esempi, l’insegnamento che ci
viene dal Delta del Mekong, perché anche quel che non
vediamo ci riguarda; e senza dimenticare che pochi millimetri di
innalzamento del livello medio del mare significa onde più alte e più potenti
durante le mareggiate.
Questi cambiamenti furono previsti moltissimo tempo fa, ed è inequivocabile che siano direttamente riconducibili al livello di emissioni di gas serra. All'inizio del 2020, gli scienziati avevano stimato che l'umanità avrebbe potuto emettere solo 500 miliardi di tonnellate in più di CO2, il gas che più di ogni altro contribuisce al riscaldamento del pianeta, per avere il 50% di possibilità di contenere il riscaldamento globale a 1,5 °C. Ma secondo un nuovo studio, all'inizio del 2025 questo cosiddetto bilancio di carbonio si è ridotto a 130 miliardi di tonnellate. Secondo i tassi attuali, pari a circa 35 Gton/anno di CO2, significa altri tre anni, considerando il contributo che viene da parte degli altri gas serra. E la conferma viene anche dai notevoli miglioramenti delle stime effettuate.
Questo significa una cosa sola: violare l'obiettivo fissato dall'accordo di Parigi nel giro di qualche anno.
L'anno scorso è stato il primo nella storia in cui le temperature medie
globali dell'aria hanno superato di oltre 1,5 °C quelle della fine del 1800.
Anche se un singolo periodo di dodici
mesi non è considerato una violazione dell'accordo di Parigi, è indubbio che il
riscaldamento globale causato dall'uomo è stato di gran lunga la causa
principale delle elevate temperature registrate lo scorso anno, che hanno
raggiunto 1,36 °C in più rispetto ai livelli preindustriali con brevi periodi,
come si è scritto, di superamento del limite di 1,5 °C.
L'attuale tasso di riscaldamento
è di circa 0,27 °C per decennio, molto più
veloce di qualsiasi altro dato registrato nelle registrazioni geologiche. E se
le emissioni rimangono elevate, il pianeta è sulla buona strada per raggiungere
la soglia di 1,5 °C entro il 2030.
A questo punto il riscaldamento a
lungo termine potrebbe, in teoria, essere ridotto riassorbendo grandi quantità
di CO2 dall'atmosfera. Ma in questo campo ci vuole molta cautela, affidarsi a queste ambiziose tecnologie ha
ancora moltissime incognite e c’è chi sostiene che potrebbe essere inutile rimuovere
CO2 per invertire la tendenza nel caso la media delle temperature
superi 1,5 °C.
Forse il fenomeno più notevole è la velocità con cui si accumula calore in eccesso nel sistema climatico della Terra, generando uno squilibrio energetico nel bilancio termico del pianeta.
Negli ultimi dieci anni circa,
questo tasso di riscaldamento è stato più che doppio rispetto a quello degli
anni '70 e '80 del XX secolo e si stima che sia stato il 25% superiore rispetto
a quello del primo decennio del XXI secolo. Per un così breve periodo di tempo
le cifre sono molto preoccupanti.
Il recente aumento è dovuto fondamentalmente
alle emissioni di gas serra, ma un ruolo non secondario ha avuto anche l’effetto
della riduzione del raffreddamento causato dalla riduzione della nuvolosità,
dovuta a sua volta alla riduzione delle particelle di aggregazione.
Conosciamo fin dai tempi della
scuola il primo principio della termodinamica sulla trasformazione dell’energia:
l’energia in eccesso in parte contribuisce a riscaldare il pianeta, e in parte a
fondere ghiacciai e calotte polari. Ma circa il 90% del calore in eccesso viene
assorbito dagli oceani. Le conseguenze? Ne abbiamo parlato, senza dimenticare gli effetti catastrofici sulla biodiversità.
Il tasso di innalzamento del
livello del mare a livello globale è raddoppiato dagli anni '90, aumentando il
rischio di inondazioni per milioni di persone che vivono nelle zone costiere di
tutto il mondo.
Nonostante tutto ciò dipinga un quadro desolante, gli autori dello studio hanno anche notato che il tasso di aumento delle emissioni sembra rallentare, man mano che si diffondono tecnologie pulite. Quindi i tagli rapidi e rigorosi alle emissioni sono più importanti che mai.
Spesso si è semplificato
eccessivamente il concetto, affermando che un riscaldamento inferiore a 1,5 °C
è sicuro e uno superiore a 1,5 °C è pericoloso.
L'obiettivo di Parigi si basa su solide prove scientifiche secondo cui gli impatti
del cambiamento climatico sarebbero molto maggiori con un riscaldamento di 2 °C
rispetto a 1,5 °C: sembra impossibile ma quegli appena 0,5 °C in più, il 3
percento della temperatura termodinamica media del pianeta, possono fare una
grande differenza.
Ogni ulteriore riscaldamento
aumenta la gravità di molti eventi meteorologici estremi, la fusione dei
ghiacci e l'innalzamento del livello del mare.
La riduzione delle emissioni nel
prossimo decennio può modificare radicalmente il tasso di riscaldamento.
Ogni frazione di riscaldamento
che possiamo evitare si tradurrà in meno danni e meno sofferenze per le
popolazioni particolarmente povere e vulnerabili e meno sfide per le nostre
società nel vivere la vita che desideriamo.
Fonte: Climate Change Tracker al 25 giugno 2025 |
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Riferimenti bibliografici
Indicators of Global Climate Change 2024
IPCC report timeline still undecided
Indicators of Global Climate Change
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