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Ma che ve lo dico a fare? La
cosa che mi preoccupa di più è la situazione neve in Trentino a metà gennaio,
quando andrò in settimana bianca…
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Premessa.
Anche se i modelli alla base della climatologia e delle scienze economiche condividono
numerosi aspetti matematici, soprattutto in termini di gestione della complessità
c’è da fare una distinzione. Nessun economista serio affermerebbe di riuscire a
fare delle previsioni sull’andamento anche di un singolo titolo azionario, nemmeno
dopo mesi di tendenza certa al ribasso, oserebbe dire che scenderà ancora o che,
come dicono, rimbalzerà…L’aleatorietà delle componenti del mercato,
troppo legata alle influenze umane, sociali e psicologiche, glielo impedirebbe.
Per gli scienziati del clima le cose stanno diversamente. Se i modelli prevedono una certa tendenza ebbene, quella è praticamente certa, al di là di ogni ragionevole dubbio: e le analisi del passato eseguite a posteriori (hindcasting) lo dimostrano. Qui un approfondimento.
Si è conclusa circa un mese fa la
COP30,
confermando alcune aspettative, e deludendone altre. Sul sito di Italian Climate Network è possibile accedere ad
un’analisi dettagliata, realizzata osservando da vicino progressi, lacune e
compromessi su tutti i principali filoni: dalla mitigazione all’adattamento,
passando per giusta transizione, perdite e danni, questioni di genere.
L’auspicio per questa ennesima riunione al vertice era riuscire a spostare l'attenzione dal processo all'azione, all’impatto che questa dovrà avere: definire quindi non la solita dichiarazione d’intenti, le abituali linee guida che da anni stanno accompagnando senza efficacia le annuali conferenze delle parti. Il vertice di Belem avrebbe dovuto dare una risposta credibile per contrastare gli attacchi ai molteplici aspetti del cambiamento climatico, per silenziare le voci negazioniste e per promuovere azioni volte a ridurre le emissioni, a definire l'adattamento e la mitigazione, a contenere le perdite e i danni, definire le responsabilità, soprattutto in termini finanziari.
Non il solito vertice,
ma una dichiarazione sulla nostra serietà nell'affrontare la
crisi climatica.
L’importanza di tutto ciò è confermato ulteriormente dai dati climatici più recenti.
I dati forniti dall’Unione Europea mostrano che il 2025 sarà praticamente certo il secondo - o il terzo al
massimo - anno più caldo mai registrato. Il collasso climatico continua ad
allontanare il pianeta dalle condizioni stabili in cui l'umanità si è evoluta.
Il vicedirettore di Copernicus ha affermato che la media triennale dal 2023 al 2025 è sulla buona
strada per superare per la prima volta i famigerati 1,5
°C di riscaldamento, il livello di contenimento dichiarato alla COP21 di
Parigi
del 2015.
Il programma dell’UE di osservazione della Terra, ha registrato temperature globali da gennaio a novembre in media di 1,48 °C superiori ai livelli preindustriali. Le anomalie rilevate sono state finora identiche a quelle registrate nel 2023, il secondo anno più caldo mai registrato dopo il 2024.
La promessa di Parigi, impedire cioè al pianeta di riscaldarsi di 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali entro la fine del secolo sta diventando sempre più vana. E non consola sapere l’obiettivo di temperatura deve essere interpretato e correlato su una media trentennale, lasciando un barlume di speranza di raggiungere l'obiettivo anche dopo un periodo di superamento, nonostante singoli mesi e anni inizino a superare la soglia. Purtroppo la Terra non è soltanto un sasso al sole, come ho ribadito più volte, che si raffredda non appena lo si mette in ombra.
Il mese di novembre 2025 ha registrato le temperature globali erano di 1,54 °C superiori ai livelli preindustriali, e la media triennale 2023-2025 sta decisamente puntando al superamento, per la prima volta per un periodo così lungo, del limite di 1,5 °C. La temperatura media globale è stata di 14,02 °C, pari a +0,65 °C rispetto alla media climatologica dell'ultimo trentennio 1991–2020. Rispetto al periodo preindustriale (1850–1900), l'anomalia globale sale a +1,54 °C.
I dieci anni più caldi sono stati gli ultimi dieci e la media dell'ultimo triennio sopra 1,5 °C è la soglia oltre la quale cominciano, scusate l’eufemismo, i casini grandi, (cit.) perché finora abbiamo visto solo casini medi.
Il bollettino mensile
dell'agenzia ha rilevato che il mese scorso è stato il terzo novembre più caldo
a livello globale, con temperature notevolmente più
elevate registrate nel Canada settentrionale e nell'Oceano Artico. Il
mese è stato caratterizzato da una serie di eventi meteorologici pericolosi,
tra cui cicloni e inondazioni catastrofiche che hanno spazzato
via vite e case in tutto il sud e il sud-est asiatico.
Eventi che da noi, presi dalla famiglia del bosco e da altre forme di distrAzione di massa, sono passati inosservati. Ma, ribadisco, in termini climatici (e non) anche quel che non vediamo ci riguarda. Ripassino.
Le temperature medie sono aumentate drasticamente a causa della coltre di inquinamento da carbonio che ha ricoperto la Terra, intensificando gli eventi meteorologici estremi, dalle ondate di calore alle forti piogge; e queste continuano a variare di anno in anno in base a fattori naturali. Il riscaldamento dovuto a El Niño ha fatto aumentare le temperature globali nel 2023 e nel 2024, ma ha lasciato il posto a un leggero raffreddamento dovuto a La Niña nel 2025.
Copernicus ha rilevato che il 2025 è stato, a pari merito con il 2023, il secondo anno più caldo mai registrato. Non sono traguardi astratti: riflettono il ritmo accelerato del cambiamento climatico e l'unico modo per mitigare il futuro aumento delle temperature è ridurre rapidamente le emissioni di gas serra. Punti di non ritorno, si dice.
Dall'accordo di Parigi sul clima del 2015, le emissioni che riscaldano il pianeta hanno continuato ad aumentare insieme alle temperature medie e all'intensità degli eventi meteorologici estremi. La crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili ha contribuito a frenarne parzialmente l'aumento, tenendo purtroppo conto che i nuovi impianti alimentati da rinnovabili spesso servono a rispondere a nuove richieste piuttosto che a sostituire il fossile.
In definitiva risultati di Copernicus hanno fatto da eco all'analisi condotta dal WMO (Organizzazione Meteorologica Mondiale) prima della COP30 del mese scorso. Il WMO mise infatti in evidenza che il periodo 2015-2025 ha racchiuso gli 11 anni più caldi mai registrati a partire dal 1850. Ribadisco: i più caldi sono gli ultimi, a confermare che la tendenza è comunque quella di un inquietante rialzo.
Non siamo affatto sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi e diversi altri indicatori climatici continuano a far suonare campanelli d'allarme, e i fenomeni meteorologici più estremi, non solo del 2025, hanno avuto e avranno ripercussioni globali gravi sulle economie e su tutti gli aspetti dello sviluppo sostenibile.
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E dopo la quaterna, pressoché certa, cosa ci riserverà la tombola?
Altro che giochi da festività natalizie...
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