14 novembre 2025

Il gioco d'azzardo. Povertà ed esclusione veicolati dallo stato


La Caritas ha recentemente presentato la ventinovesima edizione del Rapporto sulla povertà in Italia, che ancora una volta fa luce sulle fragilità che restano ai margini: disuguaglianze, povertà multidimensionale, azzardo, violenza sulle donne, povertà energetica. Uno sguardo che nasce dall’ascolto e rimette al centro la dignità di ogni persona. Qui la sintesi.

Attenzione particolare è stata dedicata al tema del gioco d'azzardo nel nostro paese, che ha raggiunto dimensioni e volume monetario che definirei mostruosi, colpendo proprio le fasce più povere illuse da possibilità di riscatto grazie a facili vincite.

A partire dalla fine degli anni 90, l’offerta dell’azzardo si è arricchita di oltre una cinquantina di modalità di gioco, sia online che in presenza, con oltre 150.000 locali, disseminati in tutte le province italiane. Il volume monetario del gioco d’azzardo mostra una crescita inarrestabile: dai 35 miliardi di euro giocati nel 2006 siamo giunti ai 157 miliardi giocati nel 2024 (+349%). A fronte di tale incremento, l’incasso dell’erario è aumentato solamente dell'83% (da 6 a 11 miliardi), a tutto favore delle grandi società produttrici. La densità dell'offerta, la velocità di gioco e soprattutto l’accesso digitale hanno determinato effetti sociali che non compaiono nei totali monetari. La curva economica delle giocate andrebbe integrata con la contabilità del tempo di vita delle persone consumata nelle pratiche dell’azzardo: ore sottratte a relazioni, studio, lavoro. Solo per le slot, si stimano 38 milioni di ore impegnate nel gioco. Oltre 22 milioni di ore impegnate per 1 miliardo e 358 mila giocate. Ma sono soprattutto le modalità tradizionali ad impegnare tempo di vita: oltre 388 milioni di ore impegnate dalla popolazione per lotto, scommesse, superenalotto. In totale, le giornate lavorative assorbite dal gioco sono oltre 104 milioni. L’altra faccia della medaglia è costituita dalle perdite: nel 2024, il totale delle perdite è stato pari a 20 miliardi di euro. I dati mostrano una correlazione inversa tra reddito medio per contribuente e perdita media al gioco, con un peso percentuale più alto nelle regioni più povere. Dieci regioni sono sopra la soglia della media nazionale (493 euro) e di esse, cinque sono meridionali e isole, due del centro-sud (Abruzzo e Molise) seguite da Lazio e Lombardia. L’azzardo costa di più a chi ha meno: non solo perché perde più euro, ma perché quegli euro valgono di più nel bilancio familiare. È il punto da cui far partire qualunque discussione seria su prevenzione, regolazione e responsabilità pubblica.

Dieci anni fa avevo dedicato al tema del gioco d'azzardo un post dal sarcastico titolo "Giocate! Giocate!" che, in quest'occasione, vista la drammaticità sociale e culturale che comporta, ho preferito non mantenere. 

Il ruolo dello stato e delle sue normative, che sostiene e approva la diffusione spesso incontrollata, è paradossale e micidiale allo stesso tempo. Con implicazioni etiche non dissimili dalle tasse che un tempo lo stato incassava da bordelli e casinitasse sulla prostituzione. 

A seguire, rielaborato, il contenuto del mio vecchio post del giugno 2015. Sono passati dieci anni e la situazione è peggiorata.

Tempo fa, pur a conoscenza dell’argomento, feci mio un passaggio del bel libro di divulgazione matematica “
Chiamalo X! Ovvero cosa fanno i matematici?” di Emiliano Cristiani che, nel capitolo dedicato a probabilità e statistica, esordiva più o meno così: “La statistica andrebbe insegnata nelle scuole di ogni ordine e grado…perché la statistica non conosciuta può anche uccidere”. Si riferiva ovviamente al gioco d’azzardo ed all’accanimento che diventa anche patologico in moltissimi casi.

Per quanto trasmissone di infotainment più che d'informazione, e quindi non del tutto priva di parzialità, ci fu comunque anche un bel servizio de “Le jene”, che si è occupata del tema in diverse occasioni: un servizio da vedere e rivedere è certamente questo, dedicato proprio alla statistica, in cui con l'aiuto di un matematico e di un fisico, si spiega come la statistica può dimostrare che tutti i giochi d’azzardo sono cosiddetti giochi iniquiovvero con regole ben scritte sì, ma scritte per far vincere (quasi) esclusivamente il banco. Compresi ovviamente i giochi avallati con bollino di stato ufficiale quali quello del Lotto e tutti i suoi derivati similari, i gratta & vinci di ogni tipo e così via.

Per motivi che non sto qui a raccontare conosco quelli che sono gli utili degli enti autorizzati a far giocare i nostri concittadini in maniera ufficiale (non tutto...emerge), e sorrido amaramente pensando che una volta un funzionario di uno di questi enti mi disse che senza di noi prolifererebbe il gioco clandestino in mano alla criminalità…”. Sappiamo bene invece che questo prolifera comunque, con o senza di loro; si veda ad esempio come epidodi tipo le cosiddette calciopoli ricorrano periodicamente, nelle serie minori o a livello della FIFA!

Un nostro ministro dell’economia una volta inoltre disse: “Le entrate da gioco sono entrate come tutte le altre”. Se allora, sarcasticamente, concordavo col ministro e auspicavo un incremento del gioco d'azzardo a rimpiguare l'erario, oggi, considerando i magri utili (in proporzione alla spesa) e la drammatica situazione sociale, oggi sarei decisamente propenso ad eliminarlo completamente!

Ad ogni modo, volendo restare opportunisticamente a favore (della tassazione) abbiamo che, al contrario dei fumatori, che da contribuenti extra anch’essi, sarebbe meglio che smettano di fumare, viste le spese che ogni stato sostiene ogni anno per le malattie da tabagismo, che aumentino invece i giocatori ossessivo-compulsivi! Mi sovviene ora che il giocatore fumatore, accoppiata frequente visto il nervosismo indotto da perdite frequenti, direi continue, è quindi doppiamente ignaro del prelievo fiscale a suo danno!

Le entrate da gioco sono quindi ben altro che entrate qualsiasi! Sono le entrate più nobili perché “possiamo plaudire alla lotteria pubblica come un sussidio pubblico per l’intelligenza” (lo diceva nientepopodimeno che W. Quine, filosofo americano del ‘900): altro che cercare di spiegare al popolo, tenuto molto saggiamente nell’ignoranza che giocare al Lotto[1] è estremamente irrazionale, che si continui così e lo si lasci al suo destino!


Dedicata al gioco del Lotto, gestito dallo Stato, c'è una pagina specifica. E c'era, con altro nome, anche 10 anni fa.

Collegandosi si trova, e si trovava, tanto per cominciare, in bella vista la sezione dedicata ai numeri ritardatari. La cosa tragicamente illustrante l’ignoranza statistica - ma che secondo me è malafede - è che alcuni numeri sono talmente in ritardo che lo Stato si preoccupa affinché non vengano giocati con troppa ostinazione! È noto (a chi la statistica la conosce!) che giocare un qualsiasi numero o un numero ritardatario hanno la stessa probabilità di sorteggio. Un po’ più sotto poi si scadeva nel patetico: istruzioni su come giocare ispirandosi alla Smorfia, ai sogni, al contenuto del frigorifero! Non ho appurato se esista tuttora una sezione simile.

Anche la moderna versione del sito di Lottomatica la dice lunga.

Utilissimo! Tutte cose che distolgono l’attenzione dalla verità, dal paradosso della lotteria:

- benché ci siano dei vincitori, la probabilità di essere tra questi è talmente bassa da essere praticamente nulla

E che distraggono anche da una fondamentale, ed elementare, legge della statistica:

- le probabilità di estrazione di un numero sono sempre identiche ad ogni giocata, indipendentemente dal fatto che esso sia già uscito o meno

Insomma che ci crediate o no anche se il 31 non esce a Bari da 127 settimane (sto inventando) la probabilità che esca è sempre la stessa ed è identica a qualsiasi altro numero e persino a qualsiasi numero fosse anche uscito 127 volte di seguito in altrettante estrazioni!

Se non fosse, ripeto, per le drammatiche implicazioni sociali che colpiscono le fasce già provate da problemi di sussistenza e sopravvivenza, dovrei dire di lasciar perdere istruzioni e ritardi e correte a giocare! Giocate, giocate, giocate!!! 

Il Lotto, per dirla sempre con Quine, “produce entrate pubbliche calcolate che contribuiscono ad alleggerire il fardello di esazioni, tasse e balzelli che grava su ognuno di noi, noi avveduti ed attenti cittadini che ci guardiamo bene dal giocare, ci asteniamo dal farlo a spese della massa incauta ed ottenebrata…”, di chi spera nella botta di culo.

Sia lodata questa deliziosa “tassa sull’imbecillità” (lo disse un famoso matematico). A patto che noi, minoranza esigua di razionali intelligenti, ne traiamo davvero qualche vantaggio. Statisticamente parlando, i vantaggi sono garantiti anche dal fatto che chi non gioca trae beneficio dalla riduzione indiretta del carico fiscale dovuto alle entrate delle lotterie, mentre chi gioca no…quel minimo vantaggio…se lo gioca!

Sarcasmo a parte, regolamentare il gioco d'azzardo è inutile, una cosa è una lotteria nazionale un paio di volte l'anno, ben altra è mettere a disposizione di chiunque mezzi che possono distruggere completamente il controllo e la volontà, che evolvono spesso in vere e proprie malattie (hanno loro dato un nome: ludopatie) con ulteriore aggravio di spese sociali di sostegno.

Un paese moderno dovrebbe abolire il gioco d'azzardo targato "stato". Completamente.



[1] Oltre al Lotto, ci mettiamo tutti i vari giochi sponsorizzati e sostenuti dai nostri Monopoli di Stato e facenti capo al gruppo Lottomatica (oggi gruppo internazionale) e vari altri concessionari di gaming, anch’essi rispondenti ai Monopoli, quali Codere, B!Win, William Hill e tanti altri. 

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