06 novembre 2025

Ciò che tutti dovrebbero capire - Seconda parte

Nella prima parte si è cercato di mettere in evidenza che per quanto per decenni si siano misurati i progressi climatici in gradi di riscaldamento e tonnellate di carbonio, questi valori, indiscutibilmente importanti, però non ci dicono nulla sulla qualità della vita delle persone. Il cambiamento climatico è innanzi tutto un problema di ordine sociale, con implicazioni drammatiche per una parte gigantesca dell’umanità. Vediamo adesso come l'innovazione, grazie alla fortunata capacità degli esseri umani di inventare, è non solo inalterata ma migliorata, può fornire un po' di ottimismo alle intenzioni reali di cambiamento.

Altrettanto fortunatamente, si fa per dire, sono solo cinque le fonti principali delle emissioni di gas serra. 

Ridurre le emissioni alla fonte grazie all’innovazione

Qui una versione più dettagliata

Elettricità
La produzione di energia elettrica è la seconda fonte di emissioni (28%), ma è probabilmente la più importante: per decarbonizzare gli altri settori, andranno elettrificate molte attività che attualmente utilizzano combustibili fossili. Abbiamo bisogno di maggiore innovazione nelle energie rinnovabili, nella trasmissione e in altri modi di generare e immagazzinare energia elettrica e sappiamo bene che un altoforno di un’acciaieria non lo alimenti con l’eolico. Abbiamo già visto come studi mirati e seri abbiano ampiamente dimostrato che persino un paese come l’Italia, privo delle risorse territoriali necessarie al proprio fabbisogno, e strettamente legato a forniture da parte di terzi, può aspirare a rendersi indipendente decarbonizzando. Sarò un sognatore ma personalmente, a titolo di esempio, spero moltissimo su quanto promette la geotermia profonda con le tecnologie rivoluzionarie proposte da QuaiseEnergy, su cui ho scritto molto un anno fa. E, ovviamente, l’energia nucleare da fusione è quella che potrebbe azzerare il sovrapprezzo senza togliere valore a quelle da fissione di nuova generazione; peccato che il nucleare sia malvisto e osteggiato dalla maggioranza delle persone soprattutto a causa di pregiudizi infondati.

Industria
La produzione industriale (30%) deve innanzi tutto partire da questo assunto: che piani ci sono per la produzione di cemento e acciaio? Sono fondamentali per la vita moderna e sono difficili da decarbonizzare su scala globale perché è molto economico produrli con i combustibili fossili. L'acciaio a emissioni zero esiste già oggi. Viene prodotto utilizzando energia elettrica: quindi, se si riesce a ottenere energia pulita a un prezzo sufficientemente basso, si ottiene un acciaio pulito più economico di quello convenzionale. Ma questa tecnologia deve ancora diffondersi sui mercati e le aziende che producono acciaio pulito devono espandere la propria capacità produttiva. Anche il cemento pulito deve affrontare ostacoli simili. Diverse aziende hanno trovato il modo di produrlo senza sovrapprezzo, ma ci vogliono anni per affermarsi sul mercato globale e aumentare la capacità produttiva.

Una delle più grandi sorprese energetiche dell'ultimo decennio è la scoperta di fonti geologiche di idrogeno (idrogeno geologico, o bianco): anche se in teoria potrebbe essere utilizzata soltanto una frazione molto piccola di quanto presente Terra, ad esempio, 105 Mt, questa fornirebbe quanto necessario previsto per raggiungere emissioni nette di carbonio pari a zero per circa 200 anni!

In futuro, l'idrogeno sarà ampiamente utilizzato per produrre combustibili puliti e contribuirà alla produzione di acciaio e cemento puliti. Oggi è piuttosto costoso produrlo da combustibili fossili o per elettrolisi, ma l'idrogeno geologico è generato dalla Terra stessa. Le aziende hanno già dimostrato di poterlo trovare nel sottosuolo; ora la sfida è estrarlo in modo efficiente. Sono stati fatti anche molti progressi nella produzione di idrogeno tramite l'elettricità, a un costo molto più basso rispetto alla tecnologia attuale.

Non ultimo le aziende stanno iniziando a sviluppare metodi per catturare il carbonio dagli impianti che attualmente lo emettono, come cementifici e acciaierie, oppure per rimuoverlo direttamente dall'aria e immagazzinarlo in modo permanente. Se il carbonio catturato diventasse sufficientemente economico, potremmo persino utilizzarlo per produrre prodotti come il carburante sostenibile per l'aviazione. Finora però la questione è ancora molto aperta.

Agricoltura
Gran parte delle emissioni (19%) provenienti dall'agricoltura provengono da due sole fonti: la produzione e l'uso di fertilizzanti e il pascolo del bestiame che rilascia metano. Gli agricoltori possono già acquistare un sostituto del fertilizzante sintetico prodotto senza emissioni, e un altro che trasforma il metano presente nel letame in fertilizzante organico. Entrambi sono risultati complessivamente più economici del tradizionale. Ora la sfida è produrli in grandi quantità e convincere gli agricoltori a utilizzarli. Gli additivi per mangimi che impediscono al bestiame di produrre metano sono quasi sufficientemente economici da essere convenienti per gli allevatori, e un vaccino che produce lo stesso effetto ha dimostrato di funzionare ed è da poco entrato nella fase di sviluppo avanzata.

Un'altra fonte di metano deriva dalla coltivazione del riso, uno degli alimenti base più importanti al mondo ma anche qui, molte aziende stanno sviluppando soluzioni in grado di aiutare i coltivatori di riso di tutto il mondo ad adottare nuovi metodi che riducano le emissioni di metano e aumentino la resa dei raccolti.

Un aspetto complesso del problema è che parte dell'azoto presente nei fertilizzanti si diffonde nell'atmosfera sotto forma di protossido di azoto, un potente gas serra, difficile da catturare a causa della sua bassissima concentrazione.

Trasporti
Quasi un'auto su quattro venduta nel 2024 era elettrica e oltre il 10% di tutti i veicoli nel mondo è elettrico. Certo la loro praticità è ancora fortemente discutibile, presentando ancora molti svantaggi, costi elevati a meno che non intervengano gli stati con cospicui incentivi, scarsa autonomia, lunghi tempi di ricarica e scarsità di stazioni di ricarica pubbliche, impedendo loro di essere pratiche quanto le auto a benzina. Inoltre, automobili private e trasporto su gomma sono solo una parte di questo settore (16%), che comprende anche attività difficili da decarbonizzare come il trasporto marittimo e l'aviazione, settore quest’ultimo estremamente critico in termini di decarbonizzazione.

Edifici 
Oggi, il riscaldamento e il raffreddamento degli edifici rappresentano la quota più piccola (7%) delle emissioni globali, ma sono destinati a crescere vertiginosamente con l’incremento demografico, l'urbanizzazione e la crescente necessità di aria condizionata. Qualche soluzione c’è ma risultano essere ancora piuttosto costose rispetto a quelle tradizionali.

Un nuovo percorso d’azione

La temperatura globale non ci dice nulla sulla qualità della vita delle persone si è affermato in apertura. Se la siccità distrugge i raccolti, possiamo ancora permetterci il cibo? Nel caso di un’ondata di caldo estremo, possiamo usufruire di strutture pubbliche climatizzate, proprio come un palasport può ospitare le vittime di un alluvione o di un terremoto? Quando un'alluvione provoca un'epidemia, le strutture sanitare locali sono in grado di assistere tutti i malati?

La qualità della vita può sembrare un concetto vago, ma non lo è. Uno strumento utile per misurarla è lo Human Development Index - HDI delle Nazioni Unite, che fornisce un'istantanea della situazione delle persone in un determinato paese, con una scala da 0 a 1, dove numeri più alti indicano risultati migliori. Se si esamina un elenco dei punteggi HDI dei paesi del mondo, le disparità saltano all'occhio. A titolo di esempio Svizzera, Norvegia e Germania sono in testa, con indici prossimi a 1, Sud Sudan o Niger, in coda, con valori intorno a 0,33. I 30 paesi con i valori HDI più bassi ospitano una persona su otto sul pianeta, ma producono solo circa un terzo dell'1% del PIL globale. Hanno i tassi di povertà più elevati e, tragicamente, i peggiori risultati sanitari. Un bambino nato in Sud Sudan ha 40 volte più probabilità di morire prima del quinto compleanno rispetto a uno nato in Svezia.

Eppure anche da valori disarmanti come questi dal grafico complessivo emerge evidente, dal 1990, anno in cui si è iniziato a tener traccia dell’HDI, una tendenza al miglioramento complessivo. E anche solo pochi punti percentuali in più per molti paesi fanno una differenza enorme.

Questa disuguaglianza è la ragione principale, quasi unica, per cui le nostre strategie climatiche devono dare priorità al benessere umano. Per quanto possa sembrare ovvio che chiunque sia interessato al miglioramento della vita, al tempo stesso mette in secondo piano il benessere umano rispetto alla riduzione delle emissioni, con conseguenze negative. Per quanto possa sembrare anomalo sono la salute e la prosperità le migliori armi di difesa di fronte al cambiamento climatico, che non è la minaccia più grande per la vita e per la sussistenza delle persone nei paesi poveri, e non lo sarà in futuro. 

Uno studio del Climate Impact Lab dell’università di Chicago, qualche anno fa ha dimostrato che il numero di decessi stimato causati dal cambiamento climatico diminuisce di oltre il 50 percento se si tiene conto della crescita economica prevista nei paesi a basso reddito da qui alla fine del secolo.

Questa scoperta suggerisce una via da seguire. Poiché la crescita economica prevista per i paesi poveri dimezzerà i decessi dovuti al clima, ne consegue che una crescita più rapida e più ampia ridurrà i decessi ancora di più. E la crescita economica è strettamente legata alla salute pubblica. Quindi, più velocemente le persone diventano prospere e sane, più vite possiamo salvare.

Se si considera il problema in questo modo, diventa più facile trovare le soluzioni migliori nell'adattamento climatico: sono gli ambiti in cui la finanza può fare di più per combattere la povertà e migliorare la salute.

In cima alla lista ci sono i miglioramenti in agricoltura.

La maggior parte dei paesi poveri è ancora basata su un'economia prevalentemente agricola. Il piccolo agricoltore medio in questi paesi possiede da uno a due ettari scarsi di terreno e guadagna circa 2 dollari al giorno, ricavando relativamente poco dai suoi campi, circa l'80% in meno per ettaro rispetto a un agricoltore europeo. Una singola siccità o un'alluvione possono annientarlo per un'intera stagione.

Anche se un’auspicabile riduzione delle emissioni porterà a perdite meno devastanti, gli agricoltori di oggi non possono aspettare che il clima si stabilizzi: devono aumentare i loro redditi e sfamare le loro famiglie ora.

Anche qui, innovazione e nuove tecnologie stanno già facendo la differenza. Tanto per fare un esempio ormai alla portata di tutti, i telefoni cellulari sono utilizzati per ricevere consigli o avvisi sulle condizioni meteorologiche: in India durante lo scorso monsone estivo circa 40 milioni di agricoltori sono stati avvisati via SMS dell’andamento imprevisto delle piogge, salvando milioni di ettari di raccolti. Altrettanto si può dire sul miglioramento delle colture con lo sviluppo di varietà più produttive e resistenti o la selezione di razze animali più adatte a condizioni più difficili. E la nuova classe di fertilizzanti naturali a zero emissioni è stata adattata alle condizioni dei paesi a basso reddito. Sempre in India si è scoperto che l’utilizzo di biofertilizzanti da parte di piccoli coltivatori ha fatto aumentare la resa dei loro raccolti fino 20%.   

Salute
Miglioramenti come questi devono andare di pari passo con il miglioramento della salute.

Il caldo eccessivo causa ormai circa 500.000 morti ogni anno. Nonostante l'impressione che si possa avere leggendo i notiziari, però, il numero è in calo da tempo, soprattutto perché più persone possono permettersi l'aria condizionata. E, sorprendentemente, il freddo eccessivo è molto più letale, uccidendo quasi dieci volte più persone ogni anno rispetto al caldo. Per quanto riguarda ciò che accadrà in futuro, i decessi dovuti al caldo aumenteranno e quelli dovuti al freddo diminuiranno. Le migliori stime attuali suggeriscono che l'effetto netto sarà un aumento globale della mortalità correlata alla temperatura, e che la maggior parte dell'aumento si verificherà nei paesi in via di sviluppo.  

La situazione finora è simile per quanto riguarda i disastri naturali. Nel secolo scorso, i decessi diretti dovuti a disastri naturali, come l'annegamento durante un'alluvione, sono diminuiti del 90%, attestandosi tra le 40.000 e le 50.000 persone all'anno, grazie soprattutto a sistemi di allerta più efficienti e a edifici più resistenti.

Ma i decessi indiretti dovuti a calamità naturali non hanno seguito lo stesso schema di declino. Nella maggior parte dei casi, oggi, le persone colpite da tempeste e inondazioni hanno maggiori probabilità di morire per malattie trasmesse dall'acqua che per annegamento. Quando le acque alluvionali contaminano l'acqua potabile, creano terreni di coltura ideali virus e batteri patogeni, particolarmente letali per i bambini. Più inondazioni equivalgono a più decessi.

Ma i patogeni non aspettano tempeste o inondazioni per infettare le persone, spesso sono endemici. Le malattie diarroiche, ad esempio, uccidono più di un milione di persone all'anno e la stragrande maggioranza delle infezioni non si verifica sotto forma di episodi pandemici più o meno grandi. In un paese a basso reddito sono parte della vita. E, purtroppo, non sono l'unica minaccia per la salute.

Se si considerano le altre principali cause di morte nei paesi poveri (malaria, tubercolosi, HIV/AIDS, infezioni respiratorie e complicazioni del parto), i problemi di salute legati alla povertà uccidono circa 8 milioni di persone all'anno. È paradossale ma quest’anno, per la prima volta, a livello globale si sono registrati più bambini obesi che malnutriti (intesi come sottopeso). Un rapporto dell'UNICEF del settembre 2025 certifica che l'obesità ha superato il sottopeso come forma più comune di malnutrizione, colpendo circa 188 milioni di bambini e adolescenti. La cosa assume un aspetto ancora più drammatico perché questi bambini vivono in maggioranza in paesi che complessivamente rappresentano una piccola parte rispetto al resto del mondo.

Ancora più grave, infine, se si considerano i problemi di salute che non uccidono le persone, ma le rendono troppo malate per lavorare, andare a scuola o prendersi cura dei propri figli. Se una donna incinta è già malnutrita e poi si ritrova senza cibo a causa di un'alluvione, ha ancora più probabilità di partorire prematuramente e il suo bambino ha maggiori probabilità di iniziare la vita sottopeso. Ma se è ben nutrita fin dall'inizio, lei e il suo bambino hanno molte più probabilità di rimanere sani.

Ciò non significa che dovremmo ignorare i decessi legati alle alte temperature perché le malattie sono un problema più grande. Ma dovremmo affrontare le malattie e gli eventi meteorologici estremi in proporzione alla sofferenza che causano, e dovremmo intervenire sulle condizioni di base che rendono le persone vulnerabili. Se da un lato dobbiamo limitare il numero di giornate estremamente calde o fredde, dall'altro dobbiamo anche fare in modo che meno persone vivano in povertà e in cattive condizioni di salute, in modo che gli eventi meteorologici estremi non rappresentino una minaccia così grave per loro.

I benefici del miglioramento della salute e dell'agricoltura vanno oltre la resilienza climatica. Ad esempio, con l'aumento dei tassi di sopravvivenza infantile, si verifica qualcosa di inaspettato: le persone scelgono di avere famiglie più piccole, spesso contrastando un’atavica propensione culturale ad avere famiglie numerose. E con il calo demografico i governi dei paesi poveri possono investire di più in scuole e ospedali, infrastrutture di trasporto e commercio, sistemi igienico-sanitari e reti elettriche. Questi fattori, a loro volta, facilitano il miglioramento della salute e l'aumento del reddito. Si tratta di un circolo virtuoso straordinario, innescato da una migliore salute e da un'agricoltura più equilibrata.

Il successo va dunque misurato innanzi tutto in base al nostro impatto sul benessere umano più che in base al nostro impatto sulla temperatura globale, e questo successo si basa sulla capacità di porre l'energia, la salute e l'agricoltura al centro delle nostre strategie.

Lo sviluppo non dipende dall'aiutare le persone ad adattarsi a un clima più caldo: lo sviluppo È adattamento. Altro che quella montagna di fesserie della decrescita felice!

La speranza, e le premesse viste con le dichiarazioni della presidenza brasiliana, è che sotto la guida del Brasile, l'adattamento e lo sviluppo umano riceveranno finalmente maggiore attenzione alla COP30 che a quanto visto in qualsiasi altra COP.

Ogni sforzo nell'agenda climatica mondiale va misurato in base alla sua capacità di salvare e migliorare vite umane.

Con il quadro del sovrapprezzo climatico ben chiaro, il Green Premium, oltre agli impegni paese per paese, ogni COP dovrebbe prevedere discussioni e impegni di alto livello basati sui cinque settori esaminati prima. Le politiche e le innovazioni in ciascun settore devono ottenere maggiore visibilità. I ​​rappresentanti di ciascuno dei cinque settori dovrebbero riferire sui progressi verso innovazioni a zero emissioni di carbonio, accessibili e pratiche, utilizzando il Green Premium come parametro di riferimento.

Alcuni settori hanno tuttora dei sovrapprezzi molto costosi, se non proibitivi. Saranno quelli su cui si dovrà agire di più.

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