Stephen J. Gould, evoluzionista di Harvard, nel suo libro “La vita meravigliosa” sosteneva che, se potessimo riavvolgere il nastro dell'evoluzione della vita sulla Terra, e schiacciare play nuovamente, difficilmente otterremmo lo stesso film. Interrogarsi sul perché l’evoluzione biologica abbia seguito certe strade invece di altre è evidentemente di cruciale importanza perché mette in discussione l’origine dell’umanità stessa, ma insistere sul tema diventa presto troppo metafisico, per me. Preferisco concentrarmi sul colossale colpo di fortuna che ha portato fino a qui.
Questo post è in un certo modo collegato ad uno scritto successivamente, disponibile qui.
Il “cespuglio”
evolutivo degli ominini.
In basso a destra l’appunto del genio intuitivo di
Charles Darwin
Ormai è sempre più chiaro che la selezione naturale, così
come per qualunque altra forma di vita, ha plasmato ogni aspetto della biologia
umana. La selezione naturale, che agisce da gran maestro dell'evoluzione,
implica che l'umanità non è stata pianificata da alcuna
intelligenza superiore, ne è guidata verso alcun destino oltre le conseguenze
delle nostre stesse azioni.
Il materiale umano è stato messo alla prova e rielaborato spesso in ognuna delle migliaia di generazioni succedutesi nel corso della sua storia geologica. Il successo per la nostra specie in evoluzione implica la sopravvivenza ogni ciclo riproduttivo. Un fallimento avrebbe come risultato un declino verso l'estinzione, che porrebbe così fine al gioco evolutivo. È già accaduto alla stragrande maggioranza delle altre specie, in molti casi davanti ai nostri occhi.
Lo stesso destino avrebbe potuto interessare i nostri antenati in un qualsiasi momento, negli ultimi sei milioni di anni. Come ogni altra specie che oggi sopravvive, la nostra è stata straordinariamente fortunata. Oltre il 98 percento delle specie evolutesi finora è scomparso, e queste specie sono state sostituite dalle numerose specie figlie dei sopravvissuti. Il risultato è stato l'instaurarsi di un equilibrio approssimativo tra estinzioni e comparsa di un certo numero di specie che si sono evolute passando da un'epoca alla seguente. La storia di ogni particolare linea di discendenza è un viaggio in un labirinto che cambia costantemente, irripetibile. Una volta sbagliata, un passo falso nell'evoluzione, perfino un solo ritardo nell'adattamento evolutivo, potrebbero essere fatali.
La durata media di una specie, tra i mammiferi nell'era cenozoica, ovvero nell'intervallo di tempo in cui sono vissuti i nostri antenati, è stata di circa mezzo milione di anni. La linea di discendenza che, alla fine, è giunta agli esseri umani anatomicamente moderni si è separata dall'antenato che condividiamo con gli scimpanzè, circa 7 milioni di anni fa. La sua fortuna dura da allora. Mentre nei tempi più duri le popolazioni preumane si sono ridotte, anche più volte, probabilmente a poche migliaia di individui, e molte delle specie a noi imparentate sono scomparse, la nostra linea di discendenza è riuscita a farsi strada nei sei milioni di anni del Quaternario, nonostante abbia rischiato a sua volta l'estinzione almeno una volta, quando, circa 70.000 anni fa, l’eruzione catastrofica del vulcano Toba in Indonesia indusse un cambiamento climatico tale da provocare la scomparsa della quasi totalità degli esseri umani che allora convivevano sulla Terra (sapiens, neanderthal, floresiensis, denisovani), riducendoli a poche migliaia di individui.
I punti salienti,
dal bipedismo alla comparsa delle società complesse.
Si notino i periodi di
convivenza di più specie
In questi 7 milioni di anni la nostra specie ha continuato a esistere come un'entità in perpetua evoluzione, lungo un complesso labirintico cespuglio. Occasionalmente, si è divisa in due o più specie che hanno continuato a evolvere: finché ne è rimasta soltanto una, quella che - per puro caso - è diventata Homo sapiens. Le altre specie sorelle hanno continuato a evolvere a loro volta divergendo dalla linea di discendenza preumana. Con il tempo, ognuna di queste si è estinta o si è separata a sua volta come specie a parte. Alla fine, però, sono tutte scomparse.
...
In evidenza, la linea nera, per le diverse specie, che divide un prima, lunghissimo, privo di crescita del cervello, da un dopo, in cui tutte le specie in breve tempo manifestano crescita esponenziale del cervello
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Riferimenti bibliografici.
Edward O. Wilson – La nascita della creatività. 2017
Per le immagini – Ripensare l’evoluzione umana. Telmo
Pievani. 2019
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