Tagliatemi la gamba! La xenomelia.

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No, non è la richiesta di un folle o di un soldato gravemente ferito che sa che morirebbe se non venisse amputato (anche se in genere non lo chiede nessuno…).
Ma è l’esplicito desiderio da parte di molti individui, per lo più maschi, di togliersi di dosso un arto, per lo più la gamba sinistra, avvertito come estraneo, opprimente, di troppo, ingombrante: e talmente fastidioso da rendere la vita di costoro quanto meno complicata, l’antitesi degli amputati che continuano per mesi, a volte per anni, ad avvertire la presenza dell’arto perduto. Ma costoro, sofferenti di xenomelia (dal greco xenos, straniero, e melos, arto), dopo l’amputazione è come tornassero a nuova vita, felici di aver finalmente perso quel che consideravano un corpo estraneo, di troppo. Un arto sano, ovviamente ma meglio precisare, e che non presenta problema alcuno in tutte le sue funzionalità, a cominciare dalla deambulazione nel caso di una gamba.

Questa malattia, che di questo si tratta, un tempo, secondo la psichiatria tradizionale, era classificata come derivante dal desiderio represso di essere invalidi, coinvolgendo retroscena sessuali. Nulla di tutto questo: è ormai appurato che si tratta della necessità di liberarsi di un’oppressione che ha una base organica congenita.

Già alla fine del XVIII secolo un chirurgo francese ricorda che dovette amputare la gamba ad un ricco signorotto inglese che glielo ordinava puntandogli una pistola alla testa! E dopo l’operazione l’inglese manifestò con gratitudine al medico la ritrovata felicità! In altri casi, e ce ne sono anche di molto recenti, altri medici raccontano della necessità di amputare, sempre su richiesta dei pazienti, per ovviare ai dichiarati istinti suicidi. Non sono rari nemmeno i casi di persone che hanno tentato amputazioni in autonomia, con conseguenze quasi sempre tragiche, a volte tentando l’assideramento del solo arto (come nella ricostruzione di fantasia della foto (fonte Medicina Online). L’amputazione, dal loro punto di vista, ristabilisce il senso di organicità e integrità del corpo, nonostante la menomazione!

Tutto deriva da lesioni di un’area della corteccia cerebrale sensoria del cervello.

Messa da parte la psichiatria le neuroscienze oggi hanno dimostrato che si tratta di un disturbo organico dell’integrità del senso del corpo, mediato dalla corteccia del lobo parietale destro. Quest’area del cervello è fondamentale per il senso del corpo e per l’orientamento spaziale. Le indagini strumentali hanno dimostrato che, nei pazienti sofferenti di xenomelia, in quell’area del cervello ci sono delle zone a ridotta attività cerebrale che pur bastando per dare sensibilità di posizione e superficiale, crea problemi di integrazione rendendo ossessivo l’arto.

Che il cervello sia decisamente quanto di più complesso esista nell’intero Universo è cosa nota. E questo ne è solo un piccolissimo esempio.

Postulato ancor più tragico

La tremenda coincidenza di eventi nervosi casuali porta i meccanismi del cervello a determinare una volontà sulla quale la coscienza non può nulla perché anch’essa è il prodotto di un meccanismo nervoso che, in determinati frangenti, non è in grado di agire diversamente. E se a ciò si associa la non infrequente perdita del senso del tempo possono derivarne, rese spiegabili dalle neuroscienza, quelle enormi tragedie che sono i casi di bambini dimenticati in macchina sotto il sole cocente da padri e madri normali, affettuosi e premurosi.

Il nostro cervello è l’organo che necessita e consuma da solo la maggioranza dell’energia a disposizione (ben il 25% del totale a disposizione) e l’insufficienza di energia è la causa per cui tutti i meccanismi della coscienza e della memoria non possono essere alimentati contemporaneamente. Se un compito prevale sugli altri diventa l’unico contenuto della coscienza. Il pensiero, ovvero la memoria, dei gigli in macchina sotto il sole dovrebbe avere prevalenza assoluta, ma se i centri nervosi dell’attenzione e della memoria sono inattivi perché l’energia è impiegata in altri meccanismi questo non è più vero.

C’è una teoria scientifica estremamente accreditata, la Global Workspace Theory, cui contribuiscono i maggiori centri di ricerca del mondo, che spiega un orrore della natura di cui tutti sono vittime e nessuno è colpevole e responsabile, e dovrebbero tenerne conto i giudici, come poche volte è stato fatto. Quella di rimanere in ufficio anziché provvedere al bambino in automobile non è mai stata una decisione cosciente, in senso neurologico stretto, voluta senza che i meccanismi della memoria e della coscienza siano stati ingaggiati. E ciò non può che confermare che la volontà è un evento rigorosamente naturale.

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