Un dibattito sul genere

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Spesso la biologia o più genericamente la “natura”, il “naturale” e il suo opposto, vengono chiamati in causa per ottenere una sorta di sostegno scientifico a determinate posizioni che sono in realtà prevalentemente culturali. Nel suo ultimo libro il biologo e primatologo Frans De Waal ci pone di fronte a quanto effettivamente in natura, nei nostri parenti più prossimi, le grandi scimmie prive di coda, ma non solo, esiste effettivamente.
Provate a parlare di “istinto materno” in determinati ambienti. Se cercate la rissa è un modo per arrivarci rapidamente. Ma innanzi tutto vanno corretti altrettanto in fretta tutti coloro che si oppongono a ciò che è stato definito “essenzialismo biologico”, e che per questo rigettano a priori qualsiasi confronto con altri primati.

La biologia non segna il destino, su questo non si discute. Moltissime coppie pur potendone avere scelgono volontariamente di non avere figli e viceversa, molte coppie che non possono biologicamente fanno di tutto per averne, col proprio seme o i propri ovuli o adottando figli biologici altrui. La specie umana ha parecchi gradi di libertà nel modo in cui disegna le proprie vite e le proprie società.

Siamo una specie altamente culturale con un'enorme variabilità individuale, quindi la biologia non ci offre leggi per vivere, ma piuttosto suggerimenti e probabilità. Ma rimane vero, come lo è per tutti i mammiferi, che la probabilità che una femmina sia attratta dai giovani membri maschi della propria specie supera la probabilità che ciò possa accadere per un maschio, e viceversa.

E’ vero che esiste un’idea diffusa e generalizzata che osservando gli altri primati stiamo osservando aspetti biologici, mentre osservando gli esseri umani ne stiamo cogliendo gli aspetti culturali. Ma è altrettanto vero, e le ricerche antropologiche e sociobiologiche lo confermano, che vediamo anche la cultura mentre guardiamo altri primati e vediamo anche la biologia mentre guardiamo gli esseri umani. I primatologi ritengono che anche le scimmie abbiano un genere, perché imparano molto durante la vita, incluso il comportamento tipico del sesso di appartenenza. Ed è ormai dimostrato che posseggono più diversità di genere di quanto si possa pensare, compreso individui, nelle loro società, che si discostano dai tipici ruoli di genere.

Nulla è semplice quando si ha a che fare con la biologia del genere. E il tutto è complicato dal fatto che i nostri parenti più stretti (bonobo e scimpanzè) hanno società molto diverse: per i primi decisamente dominata dai maschi e per i secondi del tutto matriarcale.

Solo gli esseri umani hanno un genere?

E’ piuttosto comune sentire che per gli esseri umani ha senso parlare di genere, e di appartenenza a questo, mentre per gli altri primati, o per qualsiasi altra specie animale, non avrebbe senso effettuare confronti: questi hanno solo sessi.

Ciò è altamente improbabile.

Gli scimpanzé ad esempio sono esseri culturali, con uno sviluppo lento quasi quanto gli umani, che consente ai giovani di imparare dai loro anziani. Un piccolo scimpanzé osserva la tecnica di schiacciare le noci da sua madre e impara, un'attività che richiede due strumenti e un'eccellente coordinazione occhio-mano.

Sempre negli scimpanzè, un piccolo di due anni, segue da vicino ogni azione dimostrativa di potere o di potenza eseguita dai maschi di alto rango della colonia. Ogni maschio ha uno stile o un gesto distintivo, tra cui salti spettacolari, battiti di mani, oggetti lanciati e rami spezzati. Il maschio alfa spesso batte per minuti e minuti contro un oggetto specifico per dimostrare il suo vigore. Le madri tengono i loro piccoli da presso ed evitano che possano avvicinarsi troppo ai maschi in agitazione, ma non appena l’atmosfera si calma, li lasciano avvicinare. Ed ecco che il piccolo di due anni corre verso lo stesso oggetto, lo prende a calci, finge di strapparsi i peli dalla testa, proprio come aveva fatto l’alfa. Non è proprio lo stesso ma è esattamente ciò che vi aspettereste da un bambino che imita un adulto.

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I primatologi hanno spesso osservato piccoli maschi farlo, mai femmine. Le giovani femmine seguono piuttosto le azioni delle femmine adulte, come le loro madri. La chiamano "auto-socializzazione": i giovani primati emulano il comportamento degli adulti del loro stesso sesso. Li scelgono come modelli. Se la loro mentalità scimmia-vedi-scimmia-fare li aiuta a sviluppare comportamenti tipici del sesso, potremmo dire che anche loro hanno "generi". Il genere si riferisce all'influenza dell'ambiente nel plasmare il comportamento degli adulti, come le aspettative e le norme che circondano i ruoli di uomini e donne.

Non siamo l'unica specie ad imparare dagli altri e non l'unica con la cultura. Gli esseri umani sono segnati da uno sviluppo lento, che ci consente di imparare molto da giovani (neotenia)(*). Ma anche le grandi scimmie non si sviluppano molto più velocemente. I nostri parenti primati più stretti allattano fino a 5 anni e sono considerati completamente cresciuti solo circa 16 anni. Anche loro hanno molto da imparare e sono quindi prodotti del loro ambiente.

Il sesso biologico è diviso in maschi, femmine e una piccola categoria intermedia, gli animali in grado di cambiare sesso a seconda delle circostanze. Più la scienza approfondisce, più il sesso diventa complesso, motivo per cui parlare del "binario sessuale" è una mera approssimazione. Il genere è ancora più complesso. Nella sua definizione più comune, è come un sovrastruttura culturale in cui i sessi camminano, un elemento addizionale e spesso fittizio, un’etichetta, che cambia da luogo a luogo e di volta in volta. Il genere non è diviso in maschile e femminile, ma in maschile, femminile e tutto il resto. C'è una grande variabilità e limiti tra generi valicabili o insormontabili a seconda di casi e circostanze. Molte persone mostrano elementi di entrambi, e alcuni sfuggono del tutto alle etichette di genere.

La maggior parte dei giovani guarda ed emula modelli adulti del proprio sesso. Questa tendenza si estende ai personaggi fittizi, come quando le ragazze si vestono come principesse da favola e i ragazzi uccidono i draghi con le spade. Uno studio recente di neuroimaging ha dimostrato quanto i bambini beneficino di queste rievocazioni: la ricerca ha scoperto che i centri del piacere nel cervello dei bambini sono attivati dall'imitazione di modelli dello stesso sesso ma non di altri generi.

In altri casi Invece la società non fornisce ai giovani l’attesa socializzazione, e possono dare corpo ai loro ruoli di genere in gran parte autonomamente attraverso l'osservazione e l'emulazione di modelli del genere con cui si identificano. Se questi modelli appartengono al sesso opposto a quello in cui sono nati, il risultato sarà la socializzazione transgender, come proposto da Joan Roughgarden, biologa transgender.

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Nello stesso studio ai bambini sono stati mostrati anche attori umani, un uomo e una donna, che svolgono compiti semplici su un grande schermo cinematografico. Gli attori hanno agito in modo indipendente su diversi lati dello schermo. I ragazzi guardavano di più l'uomo e le ragazze di più la donna.

Nei nostri cugini primati, abbiamo prove sparse che i giovani si occupano selettivamente di modelli dello stesso sesso. Ad esempio, un recente studio sugli oranghi nella foresta di Sumatra ha dimostrato che le figlie pre-puberali mangiano gli stessi cibi delle loro madri, mentre i figli della stessa età hanno una dieta più diversificata. Avendo prestato attenzione a una gamma più ampia di modelli, compresi i maschi adulti, i giovani maschi consumano cibi che la madre non tocca mai.

Allo stesso modo, sono è stato osservato come i giovani scimpanzé del Parco Nazionale di Gombe, in Tanzania, imparino dalla madre come estrarre le termiti immergendo ramoscelli nei nidi degli insetti. Le figlie copiano fedelmente l'esatta tecnica di pesca della madre, mentre i figli no. Nonostante entrambi trascorrano lo stesso tempo con la loro mamma, le figlie sembrano guardarla più attentamente durante l'alimentazione delle termiti.

Le giovani scimmie femmine amano prendersi cura delle bambole che, in natura, vengono sostituite dal maneggiare tronchi di legno e rocce come fossero bambolotti, da parte delle femmine immature. Se si forniscono alle scimmie in cattività delle bambole, sono solo le femmine che le raccoglieranno e si prenderanno cura di loro per alcune settimane, mentre la maggior parte dei maschi non sarà interessata o letteralmente, le smonta.

Questo non vuol dire che tutte le femmine siano così, o che nessun maschio sia mai interessato. Ma solo che le differenze di sesso sono statisticamente bimodali con distribuzioni sovrapposte.

Ovvio che semplici esempio come questi non equivalgono ancora a ruoli di genere. È molto più facile misurare l'uso degli strumenti e le abitudini alimentari nella foresta o in una riserva piuttosto che gli atteggiamenti e le norme sociali. Ma gli studi sulla cultura dei primati si stanno evolvendo e senza dubbio includeranno misure sociali in futuro. Per lo meno, le prove attuali suggeriscono che le giovani scimmie scelgono quali modelli adulti emulare in base alla propria identità di genere. I giovani maschi cercano modelli maschili, le giovani femmine per modelli femminili.

Non va quindi esclusa la socializzazione di genere nei nostri compagni primati, né in altri animali.

(*) elemento che ha avuto un ruolo fondamentale nell’evoluzione delle specie che hanno portato ad Homo.

Bibliografia

Frans de Waal - Different
Tim Birkhead - Promiscuità

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